16 Luglio 2018
TERRITORIO

“Il settore fitosanitario della Regione ha risposto al nostro appello e siamo tutti al lavoro per ottimizzare le strategie comuni di lotta alla Popillia japonica, che sta provocando danni ingentissimi a un gran numero di colture agricole, tra cui sicuramente vigneti e frutteti, ma non solo: anche  mais, soia e orticole”.

Così il presidente interprovinciale di Coldiretti Sara Baudo a margine dell’incontro che si è svolto negli scorsi giorni con i responsabili del settore fitopatologico della Regione Piemonte, intervenuti a Novara. Nel vertice – presenti il direttore della federazione Maria Lucia Benedetti e il tecnico dr. agr. Davide Giordano – Coldiretti ha ribadito ai funzionari della Regione, Giovanni Bosio e Davide Venanzio, la necessità di un lavoro condiviso per far fronte a un’invasione che, in pochi anni, ha assunto contorni preoccupanti: a partire dalla prima segnalazione, avvenuta a luglio 2014, il coleottero scarabeide è diventato un particolare problema per la zona a cavallo tra Piemonte e Lombardia. I primi ritrovamenti sono avvenuti nella Valle del Ticino, più precisamente in un’area di oltre 80 km2 compresa tra Pombia e Galliate: ora si parla di un’areale di 1000 km2 nelle due province, con un aumento esponenziale in meno di cinque anni.
Già nel 2014 era evidente che la presenza di Popillia non era di poche unità, ma di diverse decine se non centinaia di migliaia: i primi campionamenti, tramite raccolta manuale e trappole, portarono alla cattura di oltre 29000 adulti.

“Il censimento deve essere capillare, in quanto anche la presenza di un solo insetto è allarmante. Su questo fronte, il settore fitopatologico sta facendo un buon lavoro: non dimentichiamo che questo insetto si muove in gruppo e anche la presenza di un solo individuo rintracciato è un segnale molto negativo. Oltretutto, è riuscito a resistere persino alle temperature rigide dello scorso inverno” rimarca Baudo.
I danni, come detto, sono ingentissimi: “La popillia erode foglie, fiori e frutti. Su mais, inoltre, gli adulti di Popillia si nutrono delle sete delle spighe, con conseguenti problemi di fecondazione e ridotto numero di cariossidi formate” ha confermato Giordano. “Inoltre, per via dello spiccato comportamento gregario, i danni spesso sono molto localizzati, e basta spostarsi di pochi metri per trovare piante indenni. Le larve risultano invece particolarmente nocive ai tappeti erbosi e ai prati e pascoli, sia per i danni diretti (erosioni radicali) che per i danni dovuti a talpe, cinghiali e uccelli che scavano nel terreno per cercare le larve di cui si nutrono”.
“Insomma a danno si va aggiungere altro danno”
commenta la presidente Sara Baudo.

L’incontro odierno è stato utile a fare il punto sugli interventi di lotta: “Su questo punto è importante intervenire in modo coordinato con il supporto della settore fitosanitario. Prosegue Sara Baudo - chiediamo inoltre  che la Regione metta a disposizione delle risorse finalizzate  alla ricerca ed al contenimento dei danni che subiscono le nostre aziende”.

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