Una storica tradizione agricola trasferita anche in città e colta da chi possiede animali da affezione (in Italia gli animali da affezione sono 60 milioni). La ricorrenza di Sant’Antonio Abate (sabato 17 gennaio) diviene un momento di unione tra la campagna e i centri urbani, le famiglie, la società moderna, all’inizio di un anno che, grazie anche all’appuntamento con Expo, metterà al centro le tematiche dell’agroalimentare, dell’alimentazione, dei ‘luoghi rurali dove nasce il cibo’.
Anche a Novara e nel Vco si celebrerà sabato prossimo la festa dedicata al Santo nato a Coma, nel cuore dell’Egitto nel III secolo. E sono moltissimi i paesi coinvolti nelle due province dove la tradizione è particolarmente viva: da Novara all’Ossola, passando per Barengo, Bellinzago (la celebrazione qui è in programma domenica 18), Cameri, Cerano, Galliate, Momo, Trecate e negli altri borghi rurali.
Le celebrazioni interessano quindi tutte le parrocchie, con momenti religiosi e di festa più intensi (il ritrovo dei trattori, la benedizione degli animali e delle macchine agricole, il pranzo comunitario) proprio nei paesi in cui ancor oggi è più viva e marcata la tradizione, che un tempo si concretizzava anche con l’accensione dei grandi falò nei paesi e nelle cascine più grandi. Anche nelle fattorie, infatti, in quel giorno di pausa dai lavori di preparazione dei campi era festa grande: al mattino passava il parroco a benedire lavoratori, stalla e animali, poi si faceva festa e si preparava alla sera l’accensione del fuoco.
Sarà inoltre particolarmente importante la celebrazione a Castelletto Sopra Ticino, dove Sant’Antonio Abate è patrono. In molte parrocchie, tra cui Oleggio e Galliate, è invece molto sentita la benedizione e la distribuzione del pane, poi distribuito alla fine della Messa.
Come detto sarà festa anche a Novara, città capoluogo, dove gli imprenditori agricoli si riuniranno per la santa Messa al Torrion Quartara, alle ore 11, mentre a Granozzo si rinnoverà la processione della statua lignea nelle campagne, che gli imprenditori agricoli porteranno con i loro trattori a Monticello, dove resterà per un intero anno in chiesa parrocchiale prima di fare ritorno, a processione alternata, a Granozzo tra un anno esatto.
Come ricorda mons. Mario Bandera, “Sant’Antonio, patrono di agricoltori ed allevatori nacque a Coma nella lontana terra d’Egitto in tempi remoti (si pensa nell’anno 251), distribuì ai poveri la cospicua eredità paterna e intraprese una vita di riflessione come eremita: si dedicò poi al conforto dei sofferenti e dei cristiani perseguitati e aiutando Sant’Atanasio nella sconfitta dell’eresia ariana che, in quel tempo, si stava diffondendo nel primo mondo cristiano. L’iconografia raffigura sempre un porcello munito di campanella a fianco del santo egiziano: la leggenda vuole che il porcellino sia stato “complice“ nell’aiutare Sant’Antonio a rubare il fuoco degli inferi per donarlo al popolo, che soffriva il freddo. La storia, invece, ricorda che i canonici di Sant’Antonio avevano ottenuto il permesso di allevare i maiali all’interno de centri abitati: il grasso di maiale era infatti utilizzato come emolliente per le piaghe provocate dal “fuoco di S. Antonio”, che l’ordine curava negli hospitii e ospedali”.
Come sottolinea da Novara Coldiretti, “la ricorrenza di Sant’Antonio Abate marca anche quest’anno il segno tangibile di una ruralità che rinnova un legame di fede. Un tratto d’unione importante tra il passato, il presente e l’avvenire di una società agricola che oggi è parte attiva e propositiva della società civile”.
