30 Giugno 2015
TERRITORIO

“Dal Comune di Novara giunge il primo segnale di un cambio di rotta nel considerare il ruolo dei terreni agricoli come bene non rinnovabile per il territorio”: così il direttore di Coldiretti Novara Gian Carlo Ramella commenta (a margine della conferenza stampa indetta questo pomeriggio dal Comune, alla quale ha partecipato) la decisione del Comune di Novara di consentire ai “cittadini proprietari” dei fondi interessati di esprimersi sul destino delle attuali aree edificabili (ma non edificate), il che va a coinvolgere quasi 6 milioni e 800 mila metri quadri.

Terreni che potrebbero tornare all’agricoltura “se – anche e soprattutto grazie al contributo di Coldietti - è maturata quella coscienza comune di scrivere un nuovo modello di sviluppo dopo che negli ultimi decenni, come pure lo stesso Comune rileva, il Novarese ha conosciuto tassi di cementificazione molto simili alle province delle conurbazioni lombarde. Ciò anche in vista del nuovo Piano Regolatore che, come annunciato, dovrebbe caratterizzare il futuro prossimo della città e la futura amministrazione che sarà chiamata al governo del territorio. Ci viene ricordato sempre dal Comune e in forma scritta che ‘dopo anni di sbornia immobiliare i Comuni cercano nuove strade’ e noi siamo lieti di questa presa di coscienza importante, che finalmente valorizza il ruolo del territorio agricolo come ‘bene da tutelare’ anche quale beneficio collettivo”.

Per la Coldiretti interprovinciale “ci sono tante buone ragioni per dire no alla sottrazione di suolo agricolo per costruire nuovi insediamenti industriali di cui, oggettivamente non se ne sente il bisogno “a fronte dei numerosi capannoni dismessi che potrebbero essere riconvertiti. Prima di cementificare, bisogna pensare bene che quei terreni agricoli, una volta aggrediti dalle ruspe, saranno perduti per sempre. A tale proposito ricorda lo stesso Comune di Novara che oggi la riqualificazione degli edifici vale più del 60% dell’intero fatturato dell’edilizia, con un trend che ‘tiene’ rispetto alla decisa contrazione nel settore delle costruzioni tradizionali”.
Già nel recente passato,  “Coldiretti si è espressa con forza nel sottolineare la strategicità dei terreni a coltivo che circondano la nostra città come un polmone verde”.

Dal rapporto redatto dall’ISPRA per il 2014 il consumo di suolo in Italia si attesta intorno ai 70 ettari al giorno, ovvero 8 mq al secondo. In un battito di ciglia viene cementificata l’area di un orticello, nell’arco di una giornata scompare una campagna, ovvero l’area di un grande parco.
A livello nazionale, la perdita complessiva di suolo è passata dal 2,9% degli anni ’50 al 7,3% del 2012, con un incremento di più di 4 punti percentuali ed in termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai quasi 22.000 chilometri quadrati in Italia.

“L’Italia ha perso negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata per effetto della cementificazione e dell’abbandono che ha tagliato del 15 per cento le campagne colpite da un modello di sviluppo sbagliato che ha costretto a chiudere 1,2 milioni di aziende agricole nello stesso arco di tempo:  ed anche in provincia di Novara, la sottrazione di suolo agricolo ha già privato il territorio provinciale di terreni considerati fra i migliori sia in termini di produttività che di localizzazione: terreni fertili e di pianura, che sono facilmente accessibili ed hanno caratteristiche ottimali per la lavorazione agricola”.
Un fenomeno che minaccia, dunque, l’organizzazione del territorio, il paesaggio, gli ecosistemi e la produttività aziendale.

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