“L’introduzione e lo sviluppo della coltivazione del mais destinato all’alimentazione umana nel comune di Beura ha coniato il successo della polenta che lega il proprio nome al paese medesimo; risultati che hanno portato ad una significativa crescita dell’ettarato coltivato e premiamo la tenacia dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Davide Carigi, che ha dato vita al progetto in collaborazione con l’Associazione Produttori Agricoli Ossolani guidata da Pier Franco Midali unitamente alla Comunità Montana”. Lo sottolinea Gian Carlo Ramella, direttore della Coldiretti interprovinciale, alla luce della presentazione – avvenuta lo scorso sabato – della farina del nuovo raccolto e all’illustrazione dei dati relativi al progetto, estesosi rispetto al 2013, anno di avvio: il raccolto effettuato lo scorso mese di ottobre ha visto realizzata una produzione di 420 quintali, con un incremento produttivo ad ettaro del 30% in più rispetto all’anno precedente.
La crescita dell’ettarato in un territorio particolarmente frazionato come quello montano si è resa possibile grazie ad una puntuale azione di contatto dei proprietari di fondi nel comune di Beura: molti terreni, infatti, sono stati oggetto di una ricoltivazione, in quanto in tempi precedenti erano stati abbandonati: nell’anno 2014 complessivamente si sono coltivati 8,5 ha.
“Due le varietà di mais seminato” sottolinea Pier Franco Midali “che, opportunamente miscelate, costituiscono, appunto, la farina di Beura: le semine sono state effettuate nei primi dieci giorni del mese di maggio. Nella zona si stanno provando anche altre varietà di mais a destinazione umana, per valutarne l’adattamento al territorio e le relative capacità produttive e qualitative”.
Il direttore di Coldiretti Ramella: “Il prodotto ottenuto è una farina di mais integrale che valorizza il principio del ‘chilometro zero’: infatti è prodotto, distribuito e venduto nelle ‘boutique alimentari’ e negli esercizi commerciali particolarmente sensibili alle dinamiche territoriali e alla valorizzazione del lavoro in loco. Questo può dare prospettive soprattutto ai giovani imprenditori agricoli: ora è necessario fare sistema, valorizzare il ruolo dei coltivatori, di chi fa trasformazione e di chi fa vendita, sottoscrivendo un contratto di filiera e creando rete con il turismo. Coldiretti intende valorizzare ulteriormente l’iniziativa, mettendo a disposizione la rete di Campagna Amica. Ulteriore sviluppo potrà essere conseguito con la realizzazione di un mulino in loco, evitando di ricorrere a strutture lontane”.
Una farina dalle caratteristiche davvero peculiari: “La presenza della parte oleosa - come sottolinea il curatore del progetto Marilena Panzera – le conferisce un gusto pieno e naturale, oltre ad una morbidezza e plasticità uniche, che ne rendono particolarmente pratico l’utilizzo.
Alcuni particolari come la macinatura a pietra, che non scalda il chicco durante la macinatura, contribuiscono alla conservazione dei valori nutritivi e all’ottenimento di una farina di qualità superiore”.
“L’agroalimentare è la chiave per creare nuove opportunità di occupazione giovanile in un territorio dove spesso la ricerca di un lavoro è un problema, oppure un posto di lavoro si trova molto lontano da casa e dai propri affetti” conclude il direttore Ramella.
