11 Dicembre 2015
TERRITORIO

“L’esempio del Bettelmatt è importante per l’intero comparto agroalimentare delle due province: una promozione che si collega alla riconoscibilità e all’immagine di un territorio incantevole, come lo scenario degli alpeggi dove esso viene prodotto”. Così il vicepresidente di Coldiretti Novara Vco Massimo Bernardini e il direttore Gian Carlo Ramella commentano la consegna delle vetrofanie ‘Bettelmatt’ ai locali che lo propongono, realizzata a cura dell’Associazione Produttori Formaggio Bettelmatt presieduta da Silvano Matli.

La serata è stata ospitata ieri dall’hotel Edelweiss di Viceno, con un buffet che, oltre al Bettelmatt, ha valorizzato le specialità della val d’Ossola e il riso della pianura.
Importante la presenza del critico gastronomico Edoardo Raspelli, cui si deve la grande valorizzazione del Bettelmatt nel campo della gastronomia nazionale e internazionale: presente inoltre il presidente della provincia Stefano Costa, i sindaci e i consiglieri dei Comuni dove sono situati gli alpeggi dove si produce Bettelmatt – Formazza, Premia e Baceno - e i vertici della Comunità Montana e del Parco Veglia Devero.
Madrina della serata é stata Liubetta Novari, che fu premiata col titolo" La più bella del mondo 2014 " alla Baia Imperiale di Gabicce Mare.

“Il Bettelmatt è un formaggio d’origine antichissima, legato al popolo walser e alla tradizione dell’alpeggio, ancor viva e ben presente in queste terre alte. Storicamente, proprio il mantenimento delle vie che portano agli alpeggi ossolani ha avuto grande importanza storica, sia per i collegamenti con la Svizzera e il Centro Europa (che avvenivano proprio grazie alle vie che collegano la valle Formazza con i passi del Gries e del San Giacomo, terra di Bettelmatt e Grasso d’Alpe), sia per l’economia domestica delle imprese a conduzione familiare, la cui vita era regolata dai ritmi e dalle esigenze dell’attività d’alpeggio. Sulle Alpi, infatti, la produzione di latte e di formaggio ha sempre avuto un ruolo di primo piano sotto l’aspetto socio-economico: anticamente, addirittura, era d’uso dedicare una forma di formaggio ad ogni nuovo nato”.

Per produrre il Bettelmatt, gli allevatori portano in quota le loro vacche nei mesi di luglio e agosto, per un periodo di circa 60-70 giorni, a conferma dell’unicità, rarità e valore di questa produzione casearia: il rientro, infatti, avviene già alla fine di agosto, o al massimo in settembre, quando le condizioni meteorologiche in alta montagna cominciano a peggiorare repentinamente.
Segue poi un’attenta stagionatura, della durata minima di due mesi.

Il Bettelmatt è uno dei pochi formaggi d’alpeggio semicotti che si producono in Piemonte, in buona compagnia di Ossolano e Maccagno (anch’essi legati alla tradizione e alle antiche tecniche casearie del popolo walser).
A conferma dell’antica origine del Bettelmatt vi sono tracce risalenti all’età medievale, nonché antichi documenti che identificano in Formazza l’esistenza di un formaggio ‘Bettelmatto’.

Come detto, la produzione avviene esclusivamente in alcuni alpeggi estivi d’alta quota nei comuni di Formazza, Premia e Baceno (sono tutti sopra il 1800 metri, ma si toccano anche i 2400). In particolare sulle alpi Bettelmatt, Kastel, Vannino e Toggia che si trovano in alta Val Formazza e sulle alpi Forno, Sangiatto e Poiala in Valle Antigorio (e più precisamente in Valle di Devero). Una produzione – quella del Bettelmatt – che, come detto, è d’antica origine ma che prospetta anche alle giovani generazioni un futuro di continuità: diversi sono infatti i giovani allevatori che, nel continuare l’attività di famiglia, proseguono con l’attività d’alpeggio e caseificazione.

Lo scorso anno sono state marchiate 4.961 forme dei produttori ‘Albrun’ di Matli Gianni (95 capi totali in alpeggio), ‘Alpen’ dei fratelli Pennati (120 capi), Bernardini Franco (80 capi), Bernardini Massimo (60 capi), Bravi Cristina (100 capi), Olzeri Adolfo (70 capi), Bracchi Fausto (40 capi), Matli Silvano (130 capi).

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