Condivisione e partecipazione. Questi i caratteri che hanno distinto l’atmosfera della ricorrenza di Sant’Antonio Abate nelle molte occasioni di incontro che, da Novara alle sezioni dei borghi rurali, hanno visto una grande partecipazione di pubblico: quello dei cittadini all’AgriMerato novarese di largo Leonardi, per una Campagna che si è confermata davvero… ‘Amica’ dei consumatori, qui arrivati con i loro animali per la benedizione impartita da don Franco Belloni, parroco della Madonna Pellegrina; e quella dei piccoli e grandi paesi dove, nelle sezioni Coldiretti, gli amici degli agricoltori si sono voluti unire agli imprenditori agricoli nel tradizionale momento di festa e confronto che conclude le celebrazioni dedicate a Sant’Antonio Abate.
Da sottolineare la presenza istituzionale dei numerosi sindaci in fascia tricolore.
A viverla con Coldiretti Novara Vco anche l’on. Giovanni Falcone, componente della Commissione Agricoltura della Camera, che ha presenziato con i vertici della Coldiretti alle feste e alle celebrazioni organizzate a Novara (presso l’AgriMercato, alla Bicocca e al Torrion Quartara) e nei paesi della Bassa. A Granozzo con Monticello, ad esempio, per il via alla processione coi trattori che, come da tradizione, ha accompagnato la statua lignea di Sant’Antonio Abate dalla chiesa di Monticello a quella di Granozzo, traversando le campagne fra i due paesi (ogni anno il percorso è svolto alternativamente fra gli stessi).
I trattori, tra cui alcuni rari ‘pezzi’ d’epoca, hanno fatto da quinta di scena anche alla Bicocca e a Cameri, qui insieme alla benedizione impartita agli animali e a tutti i lavoratori della terra con i loro mezzi agricoli. Ma è stata festa grande anche a Galliate, a Momo, a Barengo (qui con il presidente interprovinciale Federico Boieri), a Castelletto Ticino e nei paesi del Verbano Cusio Ossola, tra cui Madonna del Sasso, dove sono state benedette in frazione Artò il sale, il pane, le campanelle di Sant’Antonio e gli animali della cascina (qui, la sera prima, si è rivissuta anche la consuetudine del tradizionale ‘falò’).
“E’ una tradizione molto seguita e radicata - commenta il vicepresidente di Coldiretti Novara Vco Antonio Ferrari – che un tempo si concretizzava anche con l’accensione dei grandi falò nei paesi e nelle cascine più grandi. Anche nelle fattorie, infatti, in quel giorno di pausa dai lavori di preparazione dei campi era festa grande: al mattino passava il parroco a benedire lavoratori, stalla e animali, poi si faceva festa e si preparava alla sera l’accensione del fuoco”.
Come ricorda mons. Mario Bandera, “Sant’Antonio, patrono di agricoltori ed allevatori nacque a Coma nella lontana terra d’Egitto in tempi remoti (si pensa nell’anno 251), distribuì ai poveri la cospicua eredità paterna e intraprese una vita di riflessione come eremita. L’iconografia raffigura sempre un porcello munito di campanella a fianco del santo egiziano: la leggenda vuole che il porcellino sia stato “complice“ nell’aiutare Sant’Antonio a rubare il fuoco degli inferi per donarlo al popolo, che soffriva il freddo. La storia, invece, ricorda che i canonici di Sant’Antonio avevano ottenuto il permesso di allevare i maiali all’interno dei centri abitati: il grasso di maiale era infatti utilizzato come emolliente per le piaghe provocate dal “fuoco di S. Antonio”, che l’ordine curava negli hospitii e ospedali”.
