Il documento di Coldiretti che individua ‘le azioni per dare futuro al settore risicolo italiano e piemontese’ è stato adottato ieri pomeriggio dal Consiglio Comunale di Novara, al quale è stato illustrato direttamente dal presidente interprovinciale di Coldiretti Federico Boieri. Ne è seguito un dibattito interessato e preciso da parte di consiglieri di maggioranza e minoranza a sostegno dello stesso. Il documento, nella sua interezza, è stato approvato all’unanimità.
Già in mattinata i vertici della Coldiretti interprovinciale (oltre al presidente Boieri c’era il direttore Gian Carlo Ramella) avevano incontrato l’assessore alle attività produttive Sara Paladini e il sindaco di Novara Andrea Ballarè per consegnare loro il documento in difesa della risicoltura novarese: quest’ultimo si è a lungo intrattenuto per un fattivo scambio di idee con Boieri e Ramella, sottolineando l’importanza di valorizzare e difendere il riso ‘made in Novara’ impegnandosi per ‘portare al più presto il documento all’attenzione dell’Anci’ in seno a cui ricopre l’incarico di presidente della commissione Attività Produttive (che ricomprende l’agricoltura).
Il documento preparato da Coldiretti per sensibilizzare il territorio sulla necessità di una nuova legge per la regolamentazione del commercio interno, in particolare nel collegato agricolo di “Campo libero”, in cui sia inserito chiaramente l’obbligo di indicazione dell’origine e l’etichettatura del riso.
Questo per evitare che ancora una volta la produzione made in Piemonte vada ad essere utilizzata dalle riserie che tendono a nazionalizzare il riso estero, spesso importato come risone o semi lavorato anche utilizzando triangolazioni con i Paesi a dazio zero.
Il documento di Coldiretti chiede anche una rivisitazione dell’operatività delle Borse Merci, oggi capillarmente distribuite sul territorio, ma con scarsi esiti in termini di riferimento per il mercato.
Inoltre, è opportuno che il Governo compia una corretta valutazione sull’operatività dell’Ente Nazionale Risi, la cui funzione operativa è considerata sicuramente da aggiornare.
Di qui, un provvedimento nazionale che meglio disciplini l’attività di enti e organismi che interagiscono con il settore.
La provincia di Novara ha una produzione risicola pari a circa 34.500 ettari (dati Ente Risi) e il Piemonte, più in generale, è una regione a forte vocazione risicola.
Dicono Ramella e Boieri: “Non possiamo accettare che le circa 600 imprese novaresi – su un totale delle oltre 2.500 italiane, per un totale di 8.000 addetti -sia messo a rischio a causa delle indiscriminate importazioni dall’estero, Cambogia in particolar modo, a seguito dell’azzeramento dei dazi doganali da parte dell’Unione Europea. Oggi il nostro Paese è il maggior produttore europeo di riso, con più di 14 milioni di quintali l’anno. E in Italia il primato spetta al Piemonte, con più di 120 mila ettari di risaia con una produzione totale di 8 milioni 500 mila quintali. Il riso costituisce l’esempio classico dei soli 17 centesimi che vanno al produttore agricolo per ogni euro di costo per il consumatore”.
La risicoltura di Novara-Vco, nel contesto produttivo piemontese e nazionale, costituisce un comparto di importanza strategica per il territorio della nostra provincia e del Comune capoluogo, in primis sotto il profilo economico ma anche in relazione all’aspetto occupazionale, sociale, culturale, storico e identitario: “La produzione del riso nella nostra provincia è tassello centrale di un sistema che vede oggi l’Italia quale principale produttore europeo di riso, con più di 14 milioni di quintali l’anno. E in Italia il primato spetta al Piemonte, con più di 120 mila ettari di risaia con una produzione totale di 8 milioni 500 mila quintali. Il riso costituisce l’esempio classico dei soli 17 centesimi che vanno al produttore agricolo per ogni euro di costo per il consumatore”.
