9 Novembre 2020
Peste suina: stop animali da Germania e necessario il controllo dei selvatici nel territorio.

C’è molta preoccupazione tra gli allevatori italiani per la peste suina africana (PSA) che si sta diffondendo in diverse parti della Germania. Si tratta di una malattia fortunatamente non trasmissibile agli esseri umani ma che può colpire cinghiali e maiali ed è per loro altamente contagiosa e spesso letale. A seguito dei nuovi casi la Commissione europea ha pubblicato la Decisione di Esecuzione (UE) 2020/1645 che inserisce alcune parti della Sassonia alla lista delle zone da cui è vietata la movimentazione di suini e materiale germinale a fini di scambi intracomunitari fino al 31 gennaio 2021.

“Con il diffondersi di casi di peste suina in Germania è giusto fermare immediatamente le importazioni di animali vivi provenienti o in transito dalle zone interessate per tutelare gli allevamenti piemontesi. La filiera suinicola piemontese conta circa 3 mila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro e 1 milione e 200 mila capi destinati, soprattutto, ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale”, spiega Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara-Vco.

Un secondo allarme è legato anche ai cinghiali, che possono essere un veicolo di contagio e il cui numero negli ultimi anni si è moltiplicato in Italia, dove si stima la presenza di circa 2 milioni di esemplari. “Nella provincia di Novara poi siamo ancora in attesa di notizie circa l’attuazione dei piani di controllo e di contenimento. Abbiamo scritto alla Provincia per chiederne conto, ripetendo che dai nostri soci arrivano continue segnalazioni per la presenza di cinghiali e per danni da loro causati, e abbiamo posto l’accento anche sulla possibilità che questi possano anche essere per l’appunto veicolo di malattie. Considerata la facilità di trasmissione della PSA, il rischio che il contagio possa essere esteso agli allevamenti del territorio rappresenterebbe un gravissimo danno economico per le imprese, che stanno già fronteggiando l’emergenza Coronavirus, e per la pubblica amministrazione, con costi di decine di milioni di euro per procedere ai necessari interventi di prevenzione.

Con il lockdown la caccia si è fermata, i piani di contenimento sono di nuovo al palo, e diventa sempre più alto anche il rischio per la sicurezza dei cittadini: è di poche settimane fa la notizia della morte dei due ragazzi delle nostre province in un incidente causato dall’attraversamento di cinghiali. Con nuove chiusure e meno passaggio sulle strade, c’è certamente da aspettarsi che gli animali si spingano nuovamente ancor di più verso i centri abitati”, conclude Baudo.

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