Centinaia di ettari di mais distrutti (con raccolti andati completamente perduti) stalle allagate e senza energia elettrica, le gravi ripercussioni sulla ‘filiera agricola del latte’.
È davvero pesante il bilancio dei danni conseguenti alla violenta tromba d’aria che ieri notte si è abbattuta a nord di Oleggio, colpendo alcuni fondi della cittadina del medio novarese ma flagellando soprattutto il territorio di Marano Ticino.
Numerosi campi di mais – il cui utilizzo è alla base dell’alimentazione dei bovini da latte - sono devastati senza possibilità di recupero dei raccolti, e diverse imprese (anche di considerevoli dimensioni) si troveranno così senza ‘materia prima’ per il trinciato di mais, fondamentale per alimentare le vacche.
“Un vero flagello” spiegano dall’ufficio zona di Coldiretti di Oleggio. “In pochi minuti i tuoni hanno lasciato spazio alla grandine, caduta con grande violenza: in questi casi, purtroppo, non c’è nulla da fare se non contare i danni”.
La Coldiretti interprovinciale, “ha subito mobilitato i tecnici per i necessari sopralluoghi, attivandosi anche presso le istituzioni per un’azione coordinata a tutela delle imprese, in ordine all’evento che assume i contorni di una calamità naturale, e come tale andrebbe gestito”.
I marcati sbalzi termici di questi giorni - con temperature diurne sopra i trenta gradi che incrociano, specie nel pomeriggio, l’aria più fresca che scende dall’arco alpino – fanno temere il verificarsi di simili eventi, come appunto accaduto ieri.
“Il rincorrersi di queste perturbazioni dopo il grande caldo conferma i cambiamenti climatici in atto che si manifestano proprio con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense con vere e proprie bombe d'acqua, che talvolta ‘girano’ in grandine”.
E non si tratta nemmeno di un fenomeno circoscritto al solo Novarese, ma che riguarda la penisola in generale, con una particolare recrudescenza proprio nel settentrione: se nella prima decade di giugno le temperature massime sono risultate superiori di 2 gradi rispetto alla media nazionale del periodo (dati Ucea), nel nord Italia, i livelli massimi sono stati superiori addirittura di 3,1 gradi (nel centro Italia lo scarto è stato di +1,7 e al sud il differenziale era pari a +0,8 gradi).
“I nostri campi e i nostri vigneti si trovano in una fase stagionale delicatissima dalla quale dipendono i risultati e le opportunità di lavoro di molte aziende agricole”.
