1 Ottobre 2013
MAIS ITALIANO

Perché il mais nazionale viene quotato a 17 euro al quintale mentre quello estero arriva ben sopra i 21 euro (22 nelle settimane precedenti)? Se lo chiede Coldiretti Novara-Vco, prendendo ad esempio le quotazioni della piazza di Bologna: “È inconcepibile – commenta  il direttore della federazione Gian Carlo Ramella – trovarsi di fronti a questo paradosso: ovvero il minor valore di un mais italiano, non Ogm, rispetto a un prodotto importato dall’estero”.

C’è chi punta il dito sul problema delle aflatossine, “allarme troppo generalizzato, che ha finito denigrare tutta la produzione della Pianura Padana, compreso il mais sano non solo quello colpito da aflatossine come, appunto, quello dei produttori del Novarese”.
Una storia nota e che, pur datata, ha finito con l’influire pesantemente sulla situazione attuale. Il direttore Ramella ne è convinto: “Il pretesto della siccità e l’allarme aflatossine hanno contribuito a tenere basse anche le quotazioni del prodotto che non aveva alcun problema sanitario. Un’operazione che ha danneggiato i coltivatori del Novarese, oltre a molti altri in tutta Italia: essi si sono visti ridurre il prezzo, nonostante il loro mais non presentasse alcun problema”.
Ora il divario delle quotazioni si ripete, “e ancora una volta gli agricoltori italiani si trovano in difficoltà, in particolare quelli dell’Italia settentrionale: occorre un cambio di rotta, che passa per forza di cose attraverso la valorizzazione del prodotto nazionale, anche attraverso la Filiera Agricola Tutta Italiana promossa da Coldiretti”.

A pagare le conseguenze della situazione è anche il mais prodotto nel Novarese: quotazioni che giungono nel momento del raccolto di un anno iniziato e proseguito con difficoltà: le semine sono iniziate con forte ritardo per via delle piogge primaverili e, in molti casi, si sono dovute ripetere. In molti, poi, hanno dovuto fare i conti (e lo fanno tuttora) con le invasioni dei cinghiali, particolarmente nelle zone più vocate dal Medio Novarese.
Il mais è coltivato in provincia di Novara su una superficie di oltre 13 mila ettari: la media provinciale delle rese, che tiene conto sia delle realtà provinciali e più fertili, sia di quelle collinari e montane, di 105 q.li/ettaro.
Tra i problemi affrontati negli ultimi anni va ricordata anche la diabrotica virgifera virgifera, insetto-killer del granturco che, anche sul territorio, ha provocato con i suoi attacchi l’allettamento di numerose colture.

Il mais è una delle prime piante di origine americana che vengono introdotte e coltivate nel vecchio continente dopo le scoperte di Cristoforo Colombo: già nel Cinquecento la coltura è fiorente in Italia e, nelle regioni di settentrione, soppianta rapidamente (insieme al riso) le precedenti colture cerealicole di miglio e panìco: “Un bene prezioso e fortemente identitario per il patrimonio agroalimentare italiano e del territorio, che anche nelle nostre province è alla base di piatti di marcata tipicità, come la polenta o vari tipi di dolci” conclude Ramella. “Per questo va difeso, a partire dalla giusta remunerazione per le imprese che lo producono”.

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