Basta chiacchiere e strumentalizzazioni: gli allevatori delle due province chiedono attenzione sul tema di latte e zootecnia e lo fanno, con Coldiretti, evidenziando il ruolo del comparto in occasione della Mostra Zootecnica di Armeno, domenica scorsa: “La terra del Mottarone è il fulcro di due province fatte di una zootecnia d’eccellenza: dalla pianura alle Alpi si producono formaggi di tradizione, identitari del territorio e risorsa per un turismo ad ampio raggio. Così come in Ossola o nella pianura novarese. Il futuro, però è in discussione, perché non basta la buona volontà dei giovani allevatori a garantire longevità alle imprese che presidiano il territorio: la zootecnia soffre e occorre sostenerla, a partire dalla scelta di utilizzare il latte ‘made in Novara Vco’ per produrre i formaggi che portano in Italia e nel mondo il nome delle nostre terre. Gli allevatori sono preoccupati e chiedono attenzione sul problema”.
Sono dunque Federico Boieri e Gian Carlo Ramella, presidente e direttore della Coldiretti interprovinciale, a raccogliere le istanze espresse domenica dagli allevatori armeniesi, incontrandoli in occasione della programmazione degli eventi autunnali: “Ci dev’essere attenzione verso un territorio che mantiene viva la tradizione dell’allevamento delle razze Pezzata Rossa e Bruna Alpina (cui è dedicata proprio l’annuale Mostra armeniese d’autunno), oltre alla Piemontese: una duplice vocazione da latte e da carne che, nelle due province, si articola in produzioni di grande qualità. Per restare sul Mottarone, anche la tradizionale Festa dell’Alpigiano al santuario della Madonna di Luciago, ormai da qualche anno non assegna più la tradizionale ‘campana’ che un tempo gli allevatori si contendevano a caro prezzo. Nei giorni scorsi successo ha avuto la Mostra Zootecnica di Santa Maria Maggiore, il 4 ottobre scorso in Valle Vigezzo, con la partecipazione di tanti giovani allevatori che, anche nella ‘valle dei Pittori’, ci credono e si impegnano. Sì, si resiste grazie a loro nelle nostre province: devono essere aiutati e, prima di tutto, ascoltati”.
Il problema della zootecnia è più generale e abbraccia l’intero Piemonte: “La situazione non è più sostenibile sia per zootecnia da latte e da carne. Continua, infatti, la criticità del prezzo: da quello del latte alla stalla a quello dei suini e dei bovini la situazione è divenuta pesante per gli allevatori che non vedono giustamente remunerato il proprio lavoro e non riescono a recuperare, dagli attuali prezzi di mercato, i costi di produzione”.
Coldiretti Piemonte ha elaborato nell’incontro degli stati generali della zootecnia dell’Organizzazione il documento per il rilancio della filiera lattiero-casearia, da presentare al tavolo convocato dall’Assessore Ferrero il prossimo giovedì 22 ottobre.
La situazione per la zootecnia da latte e da carne non è più sostenibile perciò è necessario accelerare l’entrata in vigore delle misure nazionali contenute nel piano latte. Quest’ultimo, messo a punto dal Mipaaf, prevede l’erogazione di 65 milioni di euro per sostenere la liquidità delle imprese agricole e la ristrutturazione del debito bancario a carico delle stesse e di innalzare l’aliquota di compensazione IVA dall’8,8 al 10%, da estendere all’intera zootecnia, con un conseguente risparmio fiscale per le imprese valutabile in 0,5 centesimi di euro per litro circa, a favore degli allevatori del comparto latte. Tale provvedimento, che dovrebbe essere operativo da gennaio 2016, determinerà una maggiore agevolazione per il settore pari a 30 milioni di euro l’anno, di cui 4,5 circa per gli allevatori piemontesi. Inoltre, il piano latte contempla la promozione del consumo di latte fresco e dell’export dei prodotti lattiero-caseari Made in Italy attraverso specifiche azioni messe in campo con il Ministero della Salute ed il Ministero dello Sviluppo Economico. Nel documento di Coldiretti Piemonte vengono anche tracciate le linee progettuali per la realizzazione della filiera mangimistica Made in Piemonte.
Viene sostenuta, inoltre, la costituzione di un osservatorio ad hoc sull’erogazione dei fondi, provenienti dal Programma di Sviluppo Rurale, per la trasformazione industriale, che deve essere impostata su equilibrate relazioni all’interno della filiera.
