“Difenderemo con forza l’identità dei nostri formaggi tipici, che non possono prescindere da un principio in apparenza semplice: l’essere fatti con il latte di qualità munto nelle nostre stalle, senza polveri od altri surrogati”.
Lo rimarcano il presidente e il direttore di Coldiretti Novara Vco Federico Boieri e Gian Carlo Ramella nell’esprimere “preoccupazione e sconcerto” in merito alla diffida inviata all’Italia dalla Commissione Europea per chiedere la fine del divieto di utilizzo del latte in polvere, concentrato e ricostituito per la preparazione di prodotti lattiero caseari.
“Permettere l’uso di polveri per i formaggi va contro gli interessi dei consumatori e dei produttori per fare un favore a qualche lobby industriale pronta a speculare anche su questo. Si tratta di una visione miope che non possiamo accettare, soprattutto in un’area – quella del Piemonte Orientale e della Lombardia - dove si produce oltre il 40 per cento di tutto il latte italiano e dove le nostre stalle stanno resistendo con le unghie e con i denti contro il crollo delle quotazioni arrivate a 36 centesimi al litro”.
Già dall’11 aprile del 1974 con la legge n. 138 l’Italia aveva deciso di vietare ai caseifici l’uso di polvere di latte per produrre formaggi, yogurt e latte alimentare al fine di mantenere alta la qualità dei prodotti caseari e di salvaguardarne l’autenticità, evitando inganni ai danni dei consumatori.
La crisi della stalle da latte è costata migliaia di posti di lavoro e la chiusura di un allevamento su quattro. Inoltre in Italia il 65% della popolazione, circa 31 milioni e mezzo di individui, consuma abitualmente latticini e formaggi e se il 25% va a Grana, il 58% punta su latte e formaggi freschi, proprio quelli più a rischio per quanto riguarda l’utilizzo di prodotti e semilavorati dall’estero.
“E che, guarda caso, sarebbero anche gli stessi prodotti per i quali la UE vorrebbe imporci l’uso delle polveri ma noi non ci piegheremo. Come il vino si fa con l’uva, per i formaggi ci vuole il latte”.
“In Piemonte oltre il 70% del latte prodotto viene destinato alla trasformazione casearia. L’utilizzo del latte in polvere per la preparazione dei nostri formaggi avrebbe, quindi, conseguenze pesanti sulla tenuta degli allevamenti piemontesi ed indurrebbe ad una elevata importazione.
Nella nostra regione, su una produzione di 9 milioni di quintali di latte, il 25% viene destinato alla preparazione di formaggi Dop di cui anche la nostra pianura novarese registrano un’antica tradizione, ben espressa ad esempio da Gorgonzola o Taleggio. Siamo terra di formaggi ‘stracchini’, ovvero prodotti con il latte delle ‘vacche stracche’… farli con la polvere sarebbe un insulto alla storia e stonerebbe anche nel nome…
Salendo dalla pianura alle Alpi, troviamo poi altri formaggi, come le tome ossolane o il Bettelmatt, hanno una storia altrettanto importante e prestigiosa: non possiamo dunque pensare di produrre i nostri formaggi tipici senza il latte delle nostre stalle”.
“Se la diffida sarà accolta a farne le spese, ancora una volta, sarà la qualità dei nostri formaggi e degli yogurt, oltre all’intera reputazione del made in Italy che, invece, deve essere rafforzata dall’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta.
Coldiretti continua a battersi affinché vengano mantenuti i posti di lavoro negli allevamenti e vengano salvaguardate e premiate la biodiversità e la tradizione casearia piemontese, senza i condizionamenti delle lobbies delle multinazionali” concludono il presidente e il direttore della Coldiretti interprovinciale.
