6 Aprile 2020
Coronavirus: il settore vitivinicolo tra i più colpiti. Crisi delle esportazioni e delle vendite con la chiusura di bar, ristoranti e alberghi

Bar, ristoranti e alberghi chiusi, ritardi e disdette di ordini. Le aziende vitivinicole anche nel novarese e nel Vco sono in fortissima difficoltà sia sul mercato nazionale sia sulle esportazioni. Dall’inizio dell’ emergenza Coronavirus il numero di bottiglie rimaste ferme in cantina è in continuo aumento.

“In questo momento delicato a soffrire maggiormente sono i produttori che attuano la vendita diretta e quelli che lavorano in larga parte con i paesi stranieri, oltre alle vendite ovviamente bloccate per tutto il comparto della ristorazione. Le nostre aziende vitivinicole producono vini di alta qualità rinomati in tutto il Mondo, ma sono aziende di dimensioni ridotte che non vendono alla grande distribuzione. Dalle prime stime che abbiamo effettuato, in tutto il Piemonte, le perdite vanno dal 60 al 70%. Siamo tra le maggiori regioni vitivinicole, le cui produzioni sono apprezzate oltre i confini nazionali proprio per l’elevata qualità. Il vino piemontese, che vanta 42 Doc e 17 Docg, è cresciuto proprio scommettendo sulla sua identità e questo ha permesso di conquistare sempre più anche i palati stranieri”, spiega Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara-Vco.

“Per prevenire il collasso del settore, oltre al piano salva vigneti, sono necessarie specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali da applicare a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo, senza le limitazioni previste dal decreto "Cura Italia”. Una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese, con interventi emergenziali a livello nazionale e comunitario, senza appesantimenti burocratici. Oltre a queste manovre per spingere il vino piemontese di qualità è fondamentale ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy nel mondo, che rappresenta un’eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale”, conclude Baudo.

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