16 Maggio 2008
COLDIRETTI NOVARA VCO, SUL TERRITORIO E’ ANCORA ALLARME CINGHIALI, SITUAZIONI PIU’ CRITICHE NEL MEDIO-ALTO NOVARESE

NOVARA VCO Il medio-alto Novarese è, ancora una volta, alle prese con un problema ben noto. E non solo: anche in molte aree del Verbano Cusio Ossola si lamentano continui avvistamenti di ungulati che, com’è noto, costituiscono un vero flagello per i campi appena seminati o su cui le coltivazioni sono già in crescita.
Solo per citare alcune aree critiche dove si sono registrate numerose segnalazioni, si possono ricordare le zone di Borgomanero, Cavallirio, Grignasco, Cureggio, Maggiora, Divignano, Gargallo, Agrate Conturbia, Mezzomerico, Marano Ticino, Briga Novarese, Cressa, Bogogno, Fontaneto d’Agogna, Soriso, Gargallo, Prato Sesia, Gozzano e, più in su, Invorio, Armeno, Ameno, Madonna del Sasso, Arola e il Vergante.
 
Coldiretti, ancora una volta, chiede attenzione su un problema che interessa un gran numero di comuni ed imprese agricole. Dice il direttore della Coldiretti interprovinciale Diego Furia: “Gli agricoltori sono esasperati. Deve finire il tempo del dire e iniziare quello del fare. I nostri imprenditori agricoli devono vedersi riconosciuto il diritto a raccogliere quanto da loro seminato: non sono i rimborsi a risolvere il problema, senza contare che essi sono sempre parziali e arrivano in ritardo”.
 
A rischio ci sono innanzitutto le colture di mais, ma anche i campi in fienagione patiscono gravemente il problema. Coldiretti chiede il contenimento degli ungulati, “perché altre soluzioni sperimentate, come le barriere di filo elettrificato, non possono essere efficaci su larga scala e valgono solo per aree circoscritte”.
 
L’eccessiva presenza di ungulati sul territorio non è solamente più un problema novarese o piemontese, bensì nazionale. Secondo l’Eurispes, in Italia negli ultimi dieci anni, gli animali selvatici si sono quasi decuplicati, passando dai 123.000 esemplari degli anni a cavallo tra il 1990 e il 1995, all’attuale 1.000.000.
Non solo. In aumento anche il numero delle specie selvatiche, passato dalle settanta del 1991 alle centoquindici del 2000. E ancora. Gli ungulati presenti in Italia, sono attualmente circa 80.000, pari ad oltre un terzo degli ungulati presenti in Europa.
 
L’ennesimo allarme lanciato in questi giorni da Coldiretti in tutto il Piemonte deriva dal fatto che, se i dati di Eurispes sono attendibili, oltre il 30% dei cinghiali presenti in Italia è concentrato nella regione subalpina,  dove peraltro sarebbero presenti oltre il 10-12% dei cinghiali di tutta Europa.
Si tratta di stime che trovano riscontro anche nelle istituzioni, ma che non sono il frutto di un censimento su basi scientifiche per cui si rende necessario che gli organi preposti adottino sistemi di rilevamento meno approssimativi al fine di fornire un quadro maggiormente certo.
“E’ paradossale – aggiunge  Bruno Rivarossa, direttore Coldiretti Piemonte - che il nostro Paese ospiti un terzo degli ungulati di tutta Europa. E’ chiaro quindi che le misure di contenimento sin qui adottate dall’INFS (Istituto Nazionale Fauna Selvatica), risultano del tutto inefficaci, generando situazioni di tensione sociale sul territorio. In Piemonte, la situazione è al limite. L’attività agricola è gravemente compromessa. Sono in aumento gli incidenti stradali, il cinghiale è un potenziale veicolo per la diffusione di tante malattie tra cui la trichinella (malattia che colpisce la specie suina), la Regione Piemonte non è più in condizione di erogare i fondi utili agli ATC e CA per fronteggiare i danni, per una serie di cavilli legislativi gli incidenti non sono coperti da indennizzo”.

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