1 Ottobre 2009
COLDIRETTI NOVARA VCO, IL GORGONZOLA CRESCE SUI MERCATI MONDIALI: “PECULIARITA’ APPREZZATE E DA DIFENDERE DALLE IMITAZIONI”

NOVARA (jf) – Il Gorgonzola continua a conseguire buoni successi di mercato all’estero e si conferma fra i primi tre formaggi made in Italy più esportati come “bandiera agroalimentare” del nostro Paese.
Di recente, Coldiretti ha fatto il punto sui dati Ismea che confermano come abbia raggiunto i 3,9 miliardi di euro il fatturato al consumo caseario sul mercato nazionale dei 35 formaggi italiani a denominazione di origine protetta (Dop).

A salire sul podio de formaggi a denominazione di orgine più amati dagli italiani ci sono, oltre al Gorgonzola, il Parmigiano Reggiano (con 1,3 miliardi di euro) e il Grana Padano (con 1,2 miliardi).
Un gradimento che si estende anche all’estero dove le esportazioni di formaggi Dop sono state pari a 705 milioni di euro, ovvero quasi il 20% del fatturato realizzato in Italia.

Il Gorgonzola appartiene alla famiglia europea dei formaggi erborinati, molto apprezzati nell’area continentale e, in particolare, in quella di antica dominazione celtica che si estende dall’Italia settentrionale fino al Regno Unito: proprio la Gran Bretagna e l’Irlanda sono la patria degli anglofoni “blue-cheese” (tra i protagonisti, fra l’altro, del recente ed importante British Cheese Festival dello scorso fine settimana a Cardiff), come ad esempio lo Stilton, mentre la Francia è rinomata per il Roquefort (si dice che un antenato di questo formaggio fosse presente addirittura sulla mensa dell’imperatore Carlo Magno): formaggi “cugini” degli erborinati italiani ma che non riescono in nessun modo ad eguagliare le peculiarità del Gorgonzola, sempre più apprezzato sia nella versione “dolce” e cremosa che in quella “piccante”.

L’espansione sui mercati esteri dei formaggi italiani è però frenata dall’insostenibile presenza di prodotti “taroccati” che tolgono spazio al vero made in Italy.
I Paesi dove sono più diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti: qui appena il 2% dei consumi di formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California.
Le imitazioni del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano, ad esempio, toccano con il Parmesan la punta dell’iceberg diffuso in tutto il mondo, ma ci sono anche il Romano prodotto nell’Illinois con latte di mucca anziché di pecora o la Fontina danese e svedese, molto diverse – com’è ovvio – da quelle Dop prodotte in Valle d’Aosta. E purtroppo, non mancano all’appello dei “falsi” nemmeno l’Asiago e il Gorgonzola statunitensi.
“Bisogna combattere un inganno globale per i consumatori – dicono il presidente e il direttore di Coldiretti Novara Vco Paolo Rovellotti  e Francesco Renzoniche causa danni economici anche al territorio delle nostre province, con grave danno di immagine alla produzione italiana sul piano internazionale. Va cercato un accordo sul piano del commercio sovranazionale nel Wto per la tutela delle denominazioni dai falsi, ma è altresì necessario fare chiarezza anche a livello nazionale ed europeo”.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi