1 Marzo 2012
COLDIRETTI NOVARA VCO, IL CARO CARBURANTE METTE IN GINOCCHIO LE IMPRESE FLORICOLE: “IN MENO DI UN ANNO IL GASOLIO AGRICOLO E’ AUMENTATO DEL 58%

NOVARA- VCO – Scaldare le serre? Un lusso insostenibile. I trasporti e i costi di lavorazione? Un salasso. Il futuro? Incerto e senza nessuna possibilità di prevedere cosa succederà da qui ad un anno.
Questo, in sintesi, il quadro della crisi che le imprese floricole del Verbano Cusio Ossola e dell’Alto Novarese delineano puntando il dito contro un imputato oggettivo e, purtroppo, ormai ben noto: il “caro gasolio”.

“Gli aumenti si sono susseguiti a raffica e l’ultima ondata di gelo è stata la mazzata finale” esordisce il direttore della federazione interprovinciale di Novara e Vco Gian Carlo Ramella.
“Il settore florovivaistico appare, ad oggi, quello più direttamente colpito da una situazione anomala che coinvolge e preoccupa l’intero settore primario”
Incontrando gli imprenditori, il direttore delinea un quadro “allarmante, che impedisce alle nostre imprese di lavorare e programmare il futuro con la necessaria serenità: in meno di un anno il costo del gasolio agricolo ha fatto registrare un aumento pazzesco, pari addirittura al 58%: avanti di questo passo, molte imprese rischiano la chiusura o, quantomeno, la riconversione produttiva”.
In pericolo vi sono le decine di imprese che, lungo il Lago Maggiore, l’asta del fiume Toce e nelle altre aree del Vco e del Novarese coltivano un’ampia gamma di piante e fiori, il cui punto d’eccellenza è rappresentato dai Fiori Tipici del Lago Maggiore: Coldiretti è impegnata in una serie di studi e valutazioni volte a considerare l’utilizzo, nelle imprese agricole e florovivaistiche, di fonti alternative al gasolio.

Ma proviamo a fare qualche conto: scaldare 3000 metri di produzione in serra, per 10 ore al giorno (dalle 6 del pomeriggio alle 9 della mattina seguente), occorrono mediamente 450 litri di gasolio pari a circa 450/500 euro di costo al giorno. Secondo Coldiretti un’azienda con 3 mila metri di serra dovrà sborsare, tra i 7 e gli 8 mila euro in più al mese. E via via a salire.
Gli aumenti a catena che si sono registrati ad inizio anno hanno complicato una situazione già difficile, con i prezzi del gasolio che già nel 2011 avevano cominciato a correre.
Andrà quindi aggiornata la “lista nera” degli aggravi che ha raggiunto numeri impressionanti: il caro gasolio, infatti, è costato lo scorso anno quattrocento milioni di euro agli agricoltori italiani.
Se a gennaio 2011 un litro di gasolio agricolo costava 0,63 euro, le quotazioni attuali hanno superato quota un euro, con un rincaro del 58 per cento in dodici mesi.
Ma ecco altri esempi calcolati sulla base delle varie operazioni colturali effettuate, legate non solo al comparto florovivaistico. Per arare il campo un agricoltore delle nostre province spende oggi quasi 25 euro ad ettaro in più rispetto a dodici mesi fa; per chi semina il rincaro è stato di 15 euro ad ettaro così come per la trebbiatura dei cereali e lo spandimento del letame. Ancora, i trattamenti costano da 4 a 8 euro ad ettaro in più a seconda del tipo di coltura. Pesante anche l’aggravio dei costi per chi usa la vendemmiatrice: quasi 50 euro ad ettaro. Ma, oltre all’aumento dei costi per il movimento delle macchine come i trattori, in agricoltura il caro petrolio colpisce soprattutto le attività agricole che utilizzano il carburante per il riscaldamento delle serre (fiori e ortaggi), di locali come le stalle, ma anche per l’essiccazione dei foraggi destinati all’alimentazione degli animali.

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