Sarà rigorosamente “a chilometro zero” l’ulivo che il prossimo 1° aprile, Domenica delle Palme, sarà distribuito nella Cattedrale di Novara, capoluogo della diocesi che abbraccia il territorio di ben quattro province (Novara, Vco, Vercelli (Valsesia) e Pavia (Gravellona Lomellina).
Per la prima volta, a donarlo, sarà la Coldiretti interprovinciale: “Un omaggio alla nostra terra di San Gaudenzio e al nuovo Vescovo monsignor Franco Giulio Brambilla” sottolineano il presidente e il direttore della Coldiretti interprovinciale, Paolo Rovellotti e Gian Carlo Ramella.
“Un dono che è reso possibile dalla ripresa dell’olivicoltura sul territorio delle due province: in particolare, sul Lago Maggiore, è nostra intenzione riprendere una produzione olearia un tempo presente ed apprezzata e, su questo fronte, possiamo dire di essere già a buon punto. Ma colture sperimentali di olivo si possono trovare anche in pianura, in particolare a Oleggio”.
Importante è il coinvolgimento dell’Associazione Pensionati Coldiretti e del presidente Emilio Simonelli: sono stati loro, questa mattina, a consegnare le fascine d’ulivo a Don Natale Allegra, prevosto di San Gaudenzio e moderatore delle Parrocchie Unite Novara Centro, rendendosi peraltro disponibili ad aiutare le medesime Parrocchie, domenica prossima, alla distribuzione nella grande celebrazione che si dividerà tra la Basilica di San Gaudenzio e la Chiesa Cattedrale.
L’ulivo portato oggi in Basilica proviene dalle aziende agricole di Coldiretti “Fucci” di Borgo Ticino, “Apostolo” di Oleggio e “Podico” di Verbania.
“Il dono dell’ulivo è importante ed è per noi l’occasione di ribadire il forte legame ai valori cristiani che distingue Coldiretti sin dalla sua fondazione” sottolinea il direttore Ramella.
Storicamente, la produzione di olivo sul lago Maggiore e nell’antico Feudo della Riviera di San Giulio (Lago d’Orta) è documentata già nell’Alto Medioevo, dal X al XV secolo: oggi si coltivano nel solo Lago Maggiore circa 1500 piante d’olivo, ma si tratta di una recente reintroduzione destinata, negli anni, a crescere e a svilupparsi. “Recuperare appieno questa antica tradizione – conclude Ramella – significa restituire un’importante elemento alla storia della nostra gastronomia, sposandolo con elementi vecchi e nuovi che, nei secoli, hanno determinato il paniere agroalimentare delle nostre due province: dal gusto di un semplice piatto di riso in bianco con un buon olio a ricette più elaborate (come lo stesso risotto mantecato all’extravergine), gli abbinamenti – e le idee in cucina – certo non mancano”. Va ricordato che l’olivicoltura – e la relativa produzione di olio – è tuttora presente e radicata sugli altri grandi laghi del Nord Italia, dal lago di Como al lago di Garda, passando per quello d’Iseo.