3 Marzo 2010
COLDIRETTI NOVARA VCO, “CONTRARI ALLA VIA LIBERA EUROPEO ALLA PATATA TRANSGENICA, MA IN ITALIA NON SARA’ PERMESSA LA COLTIVAZIONE DEGLI OGM”

NOVARA-VCO (jf) – “Un pericoloso via libera di cui nessuno, tranne le multinazionali del seme, sentiva il bisogno: ci auguriamo che l’Europa torni sui suoi passi ma, allo stesso tempo, vogliamo ribadire che ci batteremo in ogni modo per impedire che in Italia possa essere coltivato alcunché di geneticamente modificato. I cittadini sono al nostro fianco”.
Questa la reazione di Coldiretti Novara Vco, attraverso il presidente Paolo Rovellotti e il direttore Francesco Renzoni, alla fine della moratoria sugli Ogm dopo l’autorizzazione alla “patata transgenica”
Una decisione contestuale, però, all’annuncio – sempre da parte della Comunità Europea – di  voler presentare entro l’estate una proposta per far decidere liberamente ai singoli Stati membri se coltivare o meno Organismi Geneticamente Modificati (Ogm) sul proprio territorio, invertendo l’attuale quadro normativo.
Questo darà finalmente la possibilità all’Italia e alle sedici regioni che si sono già dichiarate Ogm free di vietare la coltivazione nei loro territori
“Stando così le cose, come ha sottolineato del resto il nostro presidente nazionale Sergio Marini, in Italia non sarà consentita in ogni caso la coltivazione di Ogm su tutto il territorio nazionale ”.

I cittadini italiani potranno infatti dire no anche alle patatine biotech nei campi o sugli scaffali dei supermercati mentre fino ad oggi l’Unione Europea ha sempre contrastato la decisione di Paesi e regioni di vietare la coltivazione sui propri territori chiedendo al contrario la definizione di un quadro per la coesistenza tra colture Ogm e tradizionali, da cui è scaturita in Italia la decisione del Consiglio di Stato del 19 gennaio scorso con la quale si è richiesto al Ministero delle Politiche Agricole di concludere il procedimento di istruzione e autorizzazione alla coltivazione di mais geneticamente modificato.
Dopo il divieto posto anche in Germania nell’aprile 2009, si sono ridotti a soli sei, su ventisette, i Paesi Europei dove è possibile coltivare il mais BT geneticamente modificato, l’unico presente nel Vecchio Continente. Peraltro il drastico crollo del 12% nei terreni seminati con Ogm in Europa nel 2009 conferma che si è verificata una inversione di tendenza a sostegno del fatto che nel coltivare prodotti transgenici non c’è neanche convenienza economica, anche nei Paesi dove è ammesso.
Le sei nazioni che hanno coltivato mais BT in ordine di grandezza della superficie coltivata sono Spagna (80% del totale), Repubblica Ceca, Portogallo, Romania, Polonia e Slovacchia. Cali si sono verificati in Spagna (- 4%), in Repubblica Ceca, Romania  e Slovacchia, la Polonia ha mantenuto la stessa superficie coltivata, mentre solo per il Portogallo è aumentata, sulla base del rapporto 2009 dell’International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications” (ISAAA) emerge che la superficie Ogm in Europa nel 2009 per la prima volta si è drasticamente ridotta da 107719 ettari a 94750 ettari.

Il fatto, poi, che, anche dove è possibile la coltivazione, gli agricoltori riducano le semine è la concreta dimostrazione che per gli Ogm attualmente in commercio non c’è quella miracolosa convenienza economica che le multinazionali e i loro “tifosi” propagandano. Tutt’altro, a dodici anni dalla loro introduzione in Europa, le coltivazioni biotech sono già in calo e rappresentano molto meno dell’uno per cento del totale perché, di fatto, non sono riuscite a trovare un mercato, vista la persistente contrarietà dei consumatori ad acquistare prodotti geneticamente modificati.

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