10 Gennaio 2012
COLDIRETTI NOVARA VCO, “CARNE BOVINA, SOPRAVVIVENZA A RISCHIO PER LE 70 IMPRESE DEL TERRITORIO “STROZZATE” DA PREZZI TROPPO BASSI ALLA STALLA”

Sono a rischio le oltre settanta imprese zootecniche del Novarese e Vco che allevano vacche da carne, in particolare di razza bovina piemontese.
Colpa di un mercato che strozza le imprese agricole fissando prezzi troppo bassi alla stalla, che si moltiplicano nelle varie tappe di filiera prima di raggiungere il consumatore finale.
“Una situazione di criticità che evidenzia l’urgenza di porre in essere strategie economiche adeguate” commenta il direttore della federazione interprovinciale Gian Carlo Ramella, “E ciò implementando quelle esperienze positive che già oggi riescono a valorizzare la produzione di carne made in Novara e Vco anche al di fuori dei confini delle due province, e che riconoscono anche in termini economici un valore aggiunto alle imprese”.
“L’obiettivo è combattere la crisi dei prezzi dei bovini alla stalla e riconoscere il giusto ritorno economico agli imprenditori agricoli, che ogni giorno di più sono costretti ad allevare in perdita”.

Ad evidenziare la portata della crisi è una considerazione di base: ad oggi bovini alla stalla sono pagati meno di quanto siano i costi di mantenimento.  
Va da sé che la conseguenza della crisi dei prezzi dei bovini alla stalla, è la chiusura degli allevamenti con gravi problemi di presidio del territorio ed occupazionali.
Riguardo alla sola razza piemontese, sono oltre 60 le imprese operanti nelle due province, per un totale di 1.063 capi allevati, di cui 972 vacche fattrici. Alle vacche di razza piemontese – che costituiscono la maggioranza negli allevamenti da carne – vanno ad aggiungersi  i capi di razza Limousine e Chianina (atte alla produzione di carne) e Pezzata Rossa (a  duplice attitudine per la produzione di carne e latte).
“Il comparto sta attraversando una congiuntura su cui pesano anche gli effetti della crisi economica: basti pensare che anche in occasione delle festività natalizie, i consumi non sono aumentati, nonostante la carne rossa sia un elemento importante della dieta mediterranea e, in particolare quella della razza bovina piemontese, a basso contenuto di grassi saturi, sia insostituibile perché dà un valido apporto proteico senza generare problemi di colesterolemia”.

Da qui la necessità si “individuare ed adottare progetti per favorire le progettualità di filiera verso il mercato e cercare nuovi spazi per la carne fresca”.
 “La qualità e le caratteristiche organolettiche della carne di razza bovina piemontese costituiscono un importante valore aggiunto e devono essere tutelate con nuove formule di progetti economici”, aggiunge il presidente Paolo Rovellotti, che è alla guida della federazione interprovinciale e di Coldiretti Piemonte.
“Coldiretti sta lavorando al fianco degli imprenditori agricoli, per restituire loro la giusta dignità. I prezzi della carne bovina sia nelle macellerie tradizionali che nei supermercati ha mantenuto gli stessi prezzi rispetto a tre anni fa, mentre i prezzi dei bovini alla stalla si sono contratti di oltre il 20 per cento.
L’allevatore va considerato e deve diventare la figura centrale di questo sistema e deve interfacciarsi con la grande distribuzione: ciò superando le nuove forme d’impresa legate a parametri economici speculativi, che mettono sullo stesso piano la carne bovina allevata in Piemonte con quella di minor pregio, che arriva dall’estero”.  Su questo indirizzo si sta muovendo l’Osservatorio Mercati di Coldiretti Piemonte, attraverso il quale si stanno prendendo contatti anche con i grandi gruppi per cercare nuovi accordi di filiera.

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