31 Ottobre 2008
COLDIRETTI NOVARA E VCO: HALLOWEEN SENTE LA CRISI, MA SULLE TAVOLE DI CASA SI RISCOPRONO I PRODOTTI DELL’ANTICO CAPODANNO DEI CELTI

NOVARA VCO (jf) – C’è la crisi e la festa di Halloween si fa a casa. E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione della tradizionale ricorrenza celebrata tra il 31 ottobre ed il 1 novembre, che registra quest’anno un calo del business del 20 per una spesa di 200 milioni destinati soprattutto a discoteche, ristoranti, maschere e gadget. Secondo il Codacons il 70% del giro d'affari sara' determinato da bambini e da giovani al di sotto dei 25 anni.
 
Il dato positivo è ce non calano i consumi della zucca e degli altri prodotti di stagione che caratterizzano questa ricorrenza. E che, anzi, possono portare a riscoprirla nella sua essenza originaria.
La cosiddetta notte di Halloween, infatti, ha radici molto più antiche della sua origine americana.
In tempi remoti, i popoli celtici di tutta Europa celebravano nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre il proprio capodanno, nella notte detta di Samhain.
Una festa che celebravano anche i Celti della valle del Ticino, ovvero gli antichi progenitori della civiltà di Golasecca: una scadenza che seguiva il ciclo agricolo e che, con la conclusione dei raccolti e il ritorno delle ultime greggi dall’alpeggio, marcava l’inizio della buia stagione invernale.
I prodotti della terra, di più o meno antica introduzione, tornano così protagonisti di ricette e serate a tema, lasciando sì spazio alla tradizione, ma anche alla fantasia.
Qualche esempio? la minestra di cereali, latte e castagne, i piatti di carne accompagnati dalla birra, i funghi, i formaggi e il miele.
Interessante, dunque, la riscoperta di produzioni dimenticate, eppure ben presenti due-tre millenni or sono nelle nostre pianure: come la birra appena citata, che ha preceduto l’insediamento della vite, o il sidro, prodotto a livello soprattutto familiare fino in tempi recenti e meglio noto come “vino di mele”.
Ma nella “cena celtica” non deve mancare neppure una buona bottiglia di vino, a testimoniare che furono proprio queste popolazioni discese nell’Italia del Nord ad apprendere le tecniche di coltivazione della vite di tipo etrusco e ad introdurre la viticoltura in Piemonte.
 
E poi ci sono le zucche, queste sì introdotte proprio dall’America dopo la scoperta di Colombo.
L'ortaggio più grande del mondo rappresenta da tempo in Italia una realtà produttiva e gastronomica fortemente radicata sul territorio. Le specialità alimentari con la zucca o con la sua farina sono svariate, tra le tante l'utilizzazione più "nobile" è quella dei celebri tortelli di zucca (nelle diverse versioni, con mostarda, marmellata, amaretti o mandorle) per i quali è necessaria una zucca dolce, compatta, non granulosa ed un po' farinosa. Ma gettonatissimi sono il risotto alla zucca (un tocco di raffinatezza? Unite verso fine cottura il gorgonzola…),  gli gnocchi e il pane di zucca, i tortelli di zucca, la zucca fritta, al forno o ridotta in purè, la crostata di zucca e infine come leccornia i suoi semi tostati e salati.
L'agricoltura nazionale offre in media una produzione nazionale di circa 60 milioni di chili di  zucche: si tratta per la quasi totalità di prodotti destinati al consumo alimentare anche se non manca la coltivazione di varietà di zucche a scopi ornamentali o da “competizione” con esemplari che possono arrivare anche a 400 chili.
Oltre ad essere prelibate, le zucche hanno anche importanti proprietà terapeutiche dovute alla sua ricchezza di vitamina A, sali minerali (soprattutto potassio, calcio e fosforo) e fibre.

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