Dai boschi dell’Alto Novarese a quelli del Vco sono positivi i dati di produzione delle castagne, vero e proprio simbolo dell’autunno: un patrimonio storico ed economico che negli scorsi anni era stato messo a rischio dal dilagare del Cinipide Galligeno, insetto alieno proveniente dalla Cina, che lungo tempo ha infestato il territorio, annientando la produzione fruttifera.
Il trend segue quello nazionale, con un raccolto stimato superiore a 30 milioni di chili (in aumento dell’80% rispetto a cinque anni fa, quando era stato raggiunto il minimo storico di 18 milioni di chili).
La produzione piemontese registra tuttavia un calo del 20% rispetto allo scorso anno a causa del clima piovoso, grandinate violente e temperature altalenanti.
Tuttavia, nei boschi delle province del Nord Piemonte, il calo sembra essere più contenuto, e controbilanciato dall’ottima pezzatura, quest’anno di grandi dimensioni.
“Il castagno – evidenzia Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara Vco - riveste un ruolo importante in molte aree collinari e montane della nostra regione, non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico. Dato positivo è quello relativo al calo delle importazioni, ma resta alto il rischio di trovarsi nel piatto castagne straniere provenienti soprattutto dalla Turchia, Spagna, dal Portogallo e dalla Grecia. Per questo chiediamo di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia. Il consiglio ai consumatori è quello acquistare nei mercati di Campagna Amica diffusi in modo capillare su tutto il nostro territorio o direttamente presso le imprese agricole”.
I boschi dell’area alpina sono tornati ad essere meta ambita di cercatori di castagne che, per lo più muovendo dalle grandi città, approfittano dell’occasione per trascorrere una giornata a contatto con la natura e l’ambiente montano.
Quella della castanicoltura è una pratica agricola di origini molto antiche, che per molti secoli ha distinto l’economia di intere aree, concentrate soprattutto nel territorio dell’Alto Novarese, Vergante, Verbano, Cusio e Ossola: l’introduzione degli alberi di castagno ebbe un notevole incremento nel Medioevo: oltre alle castagne, questi alberi furono utili a un’economia locale “allargata” a più settori. Oltre a segnare il paesaggio boschivo, diedero infatti impulso ad attività diverse come il commercio del legno, la realizzazione di edifici o la nascita di tradizioni agroalimentari ed enogastonomiche tramandate fino ai giorni nostri.
La raccolta delle castagne, come quella dei funghi, coinvolge come detto un gran numero di appassionati che, dalle città, si spostano in collina per trascorrere una giornata diversa. Tuttavia, può anche essere un’attività coordinata utile ad integrare il reddito delle imprese agricole: non sono pochi, infatti, i proprietari di fondi che in questo periodo sono impegnati a selezionare le migliori per una successiva vendita diretta al pubblico.
