22 Agosto 2018
CAMBIAMENTI CLIMATICI

Dalla cimice marmorata asiatica (Halyomorpha halys), che sta distruggendo i raccolti nei frutteti e negli orti alla Popillia japonica, che ha provocato danni ingentissimi nel Novarese, fino alla Drosophila suzukii: sono vari gli insetti che, a causa dei cambiamenti climatici, hanno invaso l’Italia, provocando all’agricoltura e alle grandi coltivazioni di soia e di mais nel nord Italia danni stimabili in oltre un miliardo. E’ quanto afferma Coldiretti nel sottolineare che due specie di insetti alieni su tre sono arrivate con le importazioni di prodotti alimentari in Italia dove si sono moltiplicate grazie alle condizioni climatiche favorevoli e all’assenza di nemici naturali. 

In Piemonte, soprattutto nel nord, a risentirne sono, a causa della Popilia, i prati stabili, ma il fenomeno si sta diffondendo a tutte le colture, mentre la cimice ha attaccato in particolare, col caldo, il mais, la soia e un gran numero di piante ortofrutticole. Quest’ultima, infatti, colpisce soprattutto le coltivazioni di mele, pere, kiwi e nocciole oltre a quelle orticole, cerealicole ed anche ornamentali.

“Fondamentale – spiega Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara Vco – è aumentare i controlli negli scambi commerciali per fermare un fenomeno che mette a rischio l’economia delle imprese, oltre che la biodiversità dei nostri territori. In Piemonte con i nostri tecnici sono già attivi gruppi di lavoro, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino ed il settore fitosanitario della Regione per debellare il fenomeno.
Presso l’Unione europea è in discussione la normativa sulla salute delle piante ed è strategico che vengano adottate misure più rigorose nella tutela delle coltivazioni, soprattutto nei confronti dell’importazione dall’estero di piante ed essenze vegetali che possono diventare il veicolo per la diffusione di insetti alieni e malattie. Per difendere il nostro patrimonio agroalimentare è necessario rafforzare gli strumenti di intervento per sostenere le imprese danneggiate, ma è anche fondamentale – conclude il presidente Baudo - potenziare la ricerca per la prevenzione”.

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