“L’Imu non deve più essere la spada di Damocle sulla testa delle imprese agricole di Novara e del Vco”. A parlare è il direttore della Coldiretti interprovinciale Gian Carlo Ramella che sottolinea “l’importanza di ribadire, sul territorio, la forte posizione espressa dalla Coldiretti a livello nazionale”.
Destinatario primo, il nuovo esecutivo Letta che, in verità, “si è mostrato sensibile alle istanze dell’agricoltura, in particolare attraverso il ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo che ha assunto l’impegno a sospendere la prima rata IMU delle imprese agricole: ai parlamentari del territorio novarese e del Vco chiediamo sensibilità ed attenzione, per quanto accadrà da qui alle prossime settimane”.
La sospensione della prima rata Imu per i beni strumentali all’attività produttiva come terreni e fabbricati rurali – come ha sottolineato il presidente nazionale di Coldiretti Sergio Marini - è importante per la ripresa dell’economia. Cosi come resta necesaario che lo Stato rispetti l’impegno sancito per legge a restituire i 45 milioni di extragettito pagati in più dagli agricoltori lo scorso anno.
Concetto ribadito dal direttore Ramella: “In attesa che si proceda ad una revisione complessiva dell’ imposta è almeno necessario che lo Stato rispetti l’impegno sancito per legge a restituire i 45 milioni di extragettito come previsto dal Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201.
Se non si interverrà adeguatamente le imprese agricole saranno costrette ingiustamente a versare a giugno una rata ancora “gonfiata” pari a 346 milioni tra terreni e fabbricati strumentali. Una situazione inaccettabile alla ci auguriamo venga al più presto posto rimedio”.
Sulla questione Imu la posizione di Coldiretti è nota: già lo scorso dicembre, in occasione del pagamento della seconda rata, la federazione interprovinciale aveva esteso la propria preoccupazione “in ordine ad un balzello che colpisce tutti i fabbricati rurali, tra l’altro fino ad oggi esentati, e con essi i fabbricati ad uso strumentale senza distinzione alcuna e i terreni”. In pratica gli agricoltori sono stati costretti a pagare l’Imu anche su stalle, fienili, magazzini per attrezzi, granai e cantine.
Ma quanto è costata l’Imu alle imprese di Novara e Vco? Va premesso che lo scorso anno, su 165 Comuni delle due province, ben 74 hanno aumentato l’aliquota ordinaria relativa ai terreni; per quanto riguarda i fabbricati strumentali rurali (es. capannoni agricoli), invece, solo 10 Comuni nelle due province hanno dimezzato l’aliquota ordinaria (Arona, Castelletto T., Cressa, Fontaneto, Loreglia, Momo, Oleggio, Premosello C. e Vaprio d’A.).
“Dalle simulazioni in fase di acconto dei nostri servizi fiscali, si è riscontrato un aumento al saldo anche del 150%, pari ad un esborso che può raggiungere diverse migliaia di euro a seconda dei volumi, della loro ubicazione e dell’utilizzo”. Sono numeri “che pesano come una condanna a molte imprese” conclude Ramella. “Beninteso – sottolineano i vertici di Coldiretti Novara Vco – nessuno chiede di essere esentato, ma servono confronto e senso pratico, in difesa di tutto ciò che l’agricoltura rappresenta e produce per il nostro territorio”.
Il bene terra, se utilizzato come fattore della produzione in un’impresa agricola, deve avere un trattamento fiscale ben diverso da quello riservato a fondi agricoli speculativi o per fini hobbistici: “E ricordiamoci che in campo si coltivano riso, cereali, ortaggi… non certo spread o “economie di carta” che non possono essere toccate con mano. Qui si tratta di “economia reale”, tangibile: la base per la ripresa economica del Paese”.
