“Il ritorno del lupo in Ossola è oggetto di attenzione e di preoccupazione per gli allevatori. I danni e delle predazioni che già si sono verificate nel sud del Piemonte, in particolare nell’area delle Alpi Marittime sono un fatto accertato”. Lo dice Gian Carlo Ramella, direttore della Coldiretti di Novara-Vco, nel rimarcare come “l’incremento della presenza del lupo nel nord del Piemonte possa far temere la sicurezza dell’importante attività di allevamento in quota, elemento di imprescindibile importanza per la tutela e il presidio del territorio montano, oltrechè per l’economia e l’operatività delle imprese agricole stesse”.
“Si parla di studiare una gestione equilibrata in merito al ritorno del lupo: ma farlo senza aver prima interpellato la più importante organizzazione agricola presente sul territorio, Coldiretti, significa non tener conto di una componente essenziale, l’agricoltura, che è la ‘vita economica’ stessa della montagna” dice il segretario di zona di Coldiretti a Domodossola, Bruno Baccaglio.
“Auspichiamo che un confronto sul tema con l’Ente Parco e le autorità preposte possa avvenire al più presto. E’ poi importante parlare di priorità. Purtroppo la convivenza del lupo con le greggi e le mandrie in alpeggio è impossibile, per la stessa sicurezza delle bestie e dei malgari: occorre scegliere fra una montagna che si mantiene viva grazie all’agricoltura e una montagna che ridiventa terra selvaggia, abbandonata dall’uomo”.
I danni provocati dalla presenza del lupo nel resto del Piemonte hanno spinto Coldiretti Piemonte a muoversi chiedendo una revisione, anche marcata, dei dispositivi normativi attualmente in essere. In primis con una deroga all’articolo 22 della cosiddetta ‘Convenzione di Berna’ per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotipi in Italia: sul punto, la Coldiretti ha sollecitato il governo, con la proposta di riconoscere agli imprenditori agricoli il diritto di difesa, sui propri fondi, dagli attacchi dei lupi e altri selvatici, ovviamente se in possesso dell’abilitazione all’esercizio dell’attività venatoria. Il punto si inserisce nelle proposte di modifica alla legge nazionale sulla caccia (157/92) e alla modifica dell’art. 5, riguardante i ‘soggetti abilitati a esercitare il controllo straordinario’.
Allo stato dei fatti, infatti, la legge nazionale consente i piani di abbattimento solo alle guardie venatorie e alle guardie volontarie.
La necessità di sorvegliare le mandrie e le greggi in alpeggio, dettata dalla presenza del lupo, ha convinto la stessa Coldiretti a chiedere che nel nuovo Piano di Sviluppo Rurale per il Piemonte sia inserita una misura specifica (insieme ad altre riguardanti la montagna): ciò per far fronte al non indifferente aggravio di costi che “sarebbe opportuno rimborsare ai malgari e ai pastori che effettivamente assumono personale per la custodia degli animali”.
Per la Coldiretti interprovinciale occorre altresì “monitorare attentamente la situazione e gli spostamenti di questi predatori, che possono percorrere centinaia di chilometri e spostarsi nell’area alpina in breve tempo: il naturale punto di passaggio e contatto dell’Ossola con il Piemonte e la Svizzera deve spingerci a tenere alta la guardia”.
