13 Giugno 2017
TERRITORIO

La floricoltura del Lago Maggiore va in onda domattina sulla Tgr Rai a ‘Buongiorno Regione’ dalle ore 7.30: per un’intera giornata, la troupe guidata dalla giornalista Alessia Mari è stata a Verbania, tra i vivai dell’azienda florovivaistica dei fratelli Lotto e le ville che custodiscono le collezioni storiche dei fiori più caratteristici del territorio.
Un settore che abbraccia economia e turismo “e che rappresenta un volano strategico per le imprese, oltre 200, che si occupano del verde a tutto tondo, dalla produzione alla manutenzione dei giardini, per un indotto occupazionale di circa 700 addetti” come precisa la presidente di Coldiretti Novara Vco Sara Baudo.

IL TERRITORIO, LE PRODUZIONI
La floricoltura del Verbano Cusio Ossola è particolarmente vocata alla produzione di piante acidofile: condizioni climatiche ottimali, unitamente ad una terra acida e ricca di humus, hanno creato le condizioni ideali per la produzione delle camelie, delle azalee, dei rododendri, ma anche pieris, kalmia, cornus, ortensia, skimmia, aceri e rose, che giocano un ruolo da protagonista nei giardini delle ville del lago e non solo.
La camelia, in particolare, è un autentico simbolo per la floricoltura del Vco: originaria di Cina e Giappone, tra le acidofile ha assunto un ruolo dominante in Italia.
Già nell’Ottocento sono stati creati molti ibridi a livello locale, che si declinano in forme e colori tra loro molti diverso, dal bianco, al rosa, al rosso.
Il periodo di maggior fioritura è tra fine febbraio e aprile, ma è stata sviluppata anche la cosiddetta ‘Camelia invernale’ che fiorisce in dicembre.

UN ASPETTO PRIMARIO PER L’ECONOMIA DEL VCO
La floricoltura è dunque un aspetto primario dell’economia agricola – e non solo – del Verbano Cusio Ossola: strategica per l’area del Lago Maggiore, dai confini ticinesi all’alta provincia di Novara, la produzione di fiori - e, in particolare, acidofile - rientra tra le scommesse del territorio in un’ottica di ripresa del mercato interno e internazionale.
Un comparto purtroppo minacciato dalle importazioni straniere dall’estero, che rischiano di vanificare una tradizione plurisecolare.
Valorizzare la “carta d’identità” delle piante e fiori del Vco, garantendo la rintracciabilità della loro origine, significa dare una risposta alla congiuntura e alle sue ripercussioni sul comparto florovivaistico, rilanciando quel “percorso di filiera filiera” necessaria per garantire un futuro al comparto florovivaistico locale.

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