Arrivano già i primi risultati della mobilitazione della Coldiretti sul latte, che ha visto la massiccia presenza degli allevatori novaresi in piazza Castello a Torino (venerdì 6 febbraio), tappa piemontese di una manifestazione che ha coinvolto le maggiori città italiane.
“E si tratta di risultati importanti, con l'impegno da parte del ministro delle Politiche Agricole Martina a prendere contatti istituzionali con l’Autorità garante per il mercato e la concorrenza, in modo che le pratiche commerciali scorrette possano essere immediatamente segnalate, come richiesto nella piattaforma “Un giorno da allevatore”, mentre la Grande distribuzione organizzata apre all'etichetta d'origine” sottolineano Federico Boieri e Gian Carlo Ramella, presidente e direttore della Coldiretti interprovinciale.
Dopo l'iniziativa promossa da Coldiretti, si è svolta una riunione al ministero con i rappresentanti del mondo agricolo e industriale della filiera lattiero-casearia italiana e delle regioni interessate. Nel corso dei lavori è stato confermato che ci si trova di fronte al caso di “relazioni economiche tra gli operatori della filiera connotate da un significativo squilibrio nelle rispettive posizioni di forza commerciale” e si configura l’esistenza di “pratiche commerciali sleali”.
“Occorre pertanto intervenire per ripristinare le condizioni e assicurare una adeguata remunerazione del latte alla stalla sulla base dei costi di produzione” rimarca Sara Baudo, delegata di Coldiretti Giovani Impresa Novara Vco e allevatrice a Oleggio, intervenuta in piazza Castello a Torino lo scorso 6 febbraio.
In Piemonte, su una produzione di 9 milioni di quintali di latte, il 25% viene destinato alla produzione di formaggi DOP di cui la regione registra un’antica tradizione, primo su tutti il Gorgonzola, tipico in particolare dell’area novarese. Il 20%, invece, è destinato al consumo tale e quale, definito “latte alimentare”, del quale, oltre al normale pastorizzato, c’è richiesta di quello di “alta qualità” che consente di diversificare l’offerta nei confronti del consumatore.
“Se, quindi, per il latte alimentare e per quello utilizzato nella produzione di formaggi DOP la tracciabilità è assolutamente garantita, a preoccuparci è la provenienza del latte utilizzato per il resto dei prodotti caseari, di cui non è resa nota l’origine” concludono Boieri e Ramella.
Si sta lavorando, in particolare, ad un nuovo modello di contratto che sarà già attuabile da aprile/maggio nel quale il periodo contrattualizzato sarà non più di qualche mese ma pluriennale, con alla base il prezzo riconosciuto in riferimento ai costi sostenuti dalle aziende. Positivo è anche l’impegno per arrivare all’indicazione obbligatoria del paese d’origine o del luogo di provenienza per il latte tal quale e per il latte usato quale ingrediente di prodotti lattiero-caseari, anche sotto la spinta della consultazione pubblica on line promossa dal Ministero delle Politiche Agricole.
Un'esigenza ribadita dal ministro Maurizio Martina anche nel corso di una successiva riunione con i rappresentanti della Grande distribuzione organizzata i quali hanno aderito alla proposta del Ministero di garantire al consumatore una maggiore trasparenza sull’origine del latte, attraverso un segno chiaro e omogeneo per l’indicazione della zona di mungitura in etichetta.
Oggi – ricorda Coldiretti - tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta, secondo il dossier “L’attacco alle stalle italiane” presentato dalla Coldiretti il 6 febbraio scorso.
