Va accolto positivamente, anche per le potenziali ricadute sul territorio, l’accordo di cooperazione fitosanitaria con la Turchia annunciato dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, fortemente sostenuto dalla Coldiretti, è fondamentale per la crescita del settore florovivaistico italiano che, con un saldo attivo di 180 milioni di euro nel 2014, nonostante la crisi economica che ha contratto i consumi, può rilanciarsi anche in vista del prossimo Expo florovivaistico del 2016 che si terrà proprio in Turchia, ad Antalya.
E’ quanto afferma la Coldiretti stessa nel rilevare che con la sigla del protocollo si è concretizzato un passaggio importante ed atteso, dopo la visita degli ispettori fitosanitari turchi in Lombardia e in Toscana dello scorso anno, vista la crescita di questo importante mercato di sbocco, particolarmente interessante per le piante italiane.
“Negli ultimi dieci anni – sostiene Gian Luca Medina, membro di giunta Coldiretti e responsabile della consulta florovivaistica interprovinciale in seno alla medesima - le esportazioni di prodotti florovivaistici italiani, soprattutto piante ed arbusti da esterni, sono passate dai 10,6 milioni di euro del 2005 a 19 milioni di euro del 2014. Le piante italiane sono particolarmente apprezzate in Turchia, un Paese che registra uno sviluppo economico importante, con una tradizionale attenzione ai giardini ed al verde”.
Una crescita importante dell’export italiano – precisa la Coldiretti - che rischiava di essere frenata da problemi legati a differenti interpretazioni delle norme fitosanitarie.
“La floricoltura è un aspetto primario dell’economia agricola – e non solo – del Verbano Cusio Ossola: strategica per l’area del Lago Maggiore, dai confini ticinesi all’alta provincia di Novara, la produzione di fiori e, in particolare, acidofile rientra tra le scommesse del territorio anche in occasione di Expo 2015”.
La Coldiretti interprovinciale e Medina sottolineano “la necessità di proseguire strategie mirate e condivise: occorre fare sistema partendo dal territorio, sia per avvalorare le istanze di un settore comunque alle prese con una difficile congiuntura, sia per legare il brand territoriale a quello dei suoi fiori-bandiera, come le acidofile”.
Uno scenario cui Coldiretti crede e per il quale sta lavorando, accentuando la progettualità settoriale e “spronando le stesse imprese floricole a scommettere sul valore-prodotto, marketing e promozione, utilizzando tutti gli strumenti propedeutici per acquisire le più aggiornate competenze, anche attraverso gli strumenti di consulenza a disposizione delle imprese”.
