23 Giugno 2015
TERRITORIO

“Gli imprenditori agricoli di Coldiretti sono impegnati a promuovere la conoscenza della tradizione rurale del territorio, della sua storia e delle sue tecniche per evidenziare l’importanza di collegare il passato al futuro e costruire filiere tutte italiane che sappiano custodire e promuovere il patrimonio della nostra agricoltura”.
Lo hanno fatto domenica scorsa, come rimarca Coldiretti, portando a Monticello “trebbiatrici e trattori a testa calda degli Anni Trenta” in occasione della Festa della Trebbiatura nel giorno dedicato ai Santi Gervaso e Protaso, protettori del borgo rurale alle porte di Novara. Segni, le tradizioni e i mezzi dell’agricoltura del passato e del presente: “Un’interattività vera, fatta dell’ingegno di 100 anni fa. Macchine che hanno fatto la storia della meccanizzazione agricola e che ancora oggi, a quasi secolo di distanza, sono perfettamente funzionanti” sottolineano ancora i vertici della Coldiretti interprovinciale.

La festa della mietitura che si è svolta domenica scorsa, 21 di giugno, in piazza a Monticello ha voluto celebrare anche la memoria del ‘rito’ della mietitura, e analizzarne la sua evoluzione. Dando il via, di fatto, alle operazioni di raccolta dei cereali autunno vernini nella nostra provincia. Così, alla dimostrazione con la macchina trebbiatrice fissa dei primi del Novecento (è quella dell’impresa agricola agricola Fonio di Galliate, una ‘Orsi’ dei primi Anni Trenta facente parte della collezione privata, un autentico patrimonio di memoria e cultura) è seguita quella manuale, utilizzando il ‘tresco’ e trebbiando direttamente il frumento raccolto a covoni come si usava un tempo nei campi intorno a Monticello e Granozzo.
Introdotti dal parroco don Mauro Pozzi e da Claudio Salsa, già funzionario di Coldiretti, gli imprenditori agricoli della Coldiretti hanno illustrato ai numerosi presenti le varie fasi della trebbiatura meccanica e manuale. Presenti numerose realtà Coldiretti di Monticello, tra cui le imprese agricole Comazzi, Simonelli e Boretti.

E’ stata l’occasione per ribadire l’importanza di promuovere la conoscenza dei prodotti made in Italy derivati dal grano e l’importanza di tutelare una filiera che vive periodi non facili: negli anni della crisi, infatti, è crollato del 27% il prezzo del grano riconosciuto agli agricoltori, ma quello del pane ha continuato ad aumentare con un incremento del 6 per cento dal 2007.
In ogni angolo delle nostre due province – spiega la Coldiretti - si può trovare un pane tipico: Il mondo del pane è fatto di prodotti tipici, ma anche di nuove lavorazioni speciali, con una presenza progressiva di laboratori aperti nelle aziende agricole un po’ in tutta Italia per lavorare direttamente la farina ricavata magari da grani tradizionali e speciali.

Oggi un chilo di grano tenero è venduto a circa 21 centesimi mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini a valori variabili attorno ai 2,75 euro al chilo, con un rincaro di tredici volte, tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito.
“C’è sicuramente un margine da recuperare per garantire un giusto compenso agli agricoltori, senza pesare sui cittadini che sono costretti a ridurre gli acquisti, ed evitare la scomparsa delle coltivazioni di grano made in Italy, che è elemento distintivo anche della nostra tradizione rurale novarese” conclude il direttore della Coldiretti interprovinciale Gian Carlo Ramella.

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