La vigilia è quella di un week-end che si preannuncia bollente, con le temperature vicine ai 40 gradi. E anche nelle stalle novaresi sono scattate le misure anti afa e gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi più freschi.
“La situazione è delicata soprattutto nelle aree della pianura dove si concentra il maggior numero di stalle dove vengono allevati i bovini il cui latte è destinato, in particolare, alla produzione di formaggi ‘storici’ e fortemente identitari come il Gorgonzola Dop” sottolinea Sara Baudo, allevatrice e delegata di Coldiretti Giovani Impresa Novara Vco. “Il calo medio nella produzione di latte è tra il 10 e il 15%, ma con punte anche del 20%”.
A livello nazionale sono già 50 milioni i litri di latte persi per colpa del caldo nei primi quindici giorni di luglio. Se nei pollai si è già registrato un calo fra il 5 al 10 per cento nella deposizione delle uova, per le mucche il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi ed oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte mentre per i maiali sono stati accesi i condizionatori per evitare che le temperature sfondino la soglia dei 28 gradi oltre la quale gli animali cominciano a soffrire e a mangiare fino al 40 per cento in meno della razione giornaliera.
“Molte aziende della nostra provincia sono pronte ad affrontare la situazione con impianti all’avanguardia, ventilatori a pale molto grandi sotto cui gli animali si stendono e riescono a rinfrescarsi. In questo modo lo stress a cui le vacche sono sottoposte per il gran caldo viene alleviato, ma un calo della produzione di latte lo si registra ugualmente: oltre ai mezzi che rinfrescano, pale, doccette, particolare attenzione viene posta all’alimentazione dei bovini in particolar modo alle bovine che partoriscono nel periodo. Parlando di vacche da latte, è chiaro che l’attenzione si concentra maggiormente sulla bovina adulta, ma non sono da sottovalutare aspetti negativi anche sulle altre fasce produttive, quali vitelli e manze".
E, come spiega, la dottoressa Elisa Ferrari che, oltre a seguire direttamente l’allevamento di famiglia, è veterinario, “per quanto riguarda le vacche, il crollo della produzione lattea è solamente uno dei problemi esacerbati dal caldo. Lo stress da calore comporta una minor ingestione di alimento da parte delle bovine, che si traduce non solo in un’ovvia diminuzione di produzione lattea, ma anche in una diminuita capacità di far fronte ad una serie di richieste metaboliche molto importanti. Pertanto, altri rischi sono collassi puerperali e, più in generale, “vacche a terra” per sbilanciamenti metabolici; dislocazioni dell’abomaso, disordini riproduttivi. Il caldo umido, i trasporti e il sovraffollamento di alcune zone delle stalle, non di rado causano anche forme respiratorie e mastiti. Il problema è veramente composito, e perdite economiche ingenti arrivano da più lati”.
Circa le contromisure da adottare, è necessario distinguere misure preventive e misure “tampone”.
“Tra le misure preventive, d’obbligo sono sicuramente i ventilatori, o, meglio, le pale, non si può farne a meno. Vanno distribuiti in modo omogeneo ed intelligente, per evitare di avere zone della stalla calde e altre fresche.
Le vacche si concentreranno solo nella zona fresca, col rischio di sovraffollamentoi. Il calore emanato da vacche da latte in produzione è notevole e, quindi, anche la struttura dovrebbe essere aperta, arieggiata ed eventualmente dotata di ombreggianti. In questo modo, si evitano ristagni di aria e di umidità. Esistono anche “doccette”, in genere poste in corsia di alimentazione, che servono a rinfrescare gli animali mentre mangiano.
Gli effetti possono essere benefici, ma attenzione che l’acqua spruzzata può contribuire a mantenere un’umidità ambientale molto elevata.
Particolare attenzione va posta alla razione: dato che le bovine mangiano molto meno, è necessario rivedere con il proprio alimentarista la foraggiata, al fine di somministrare alimento più appetibile ed energetico.
Le vacche in parto vanno trattate con estrema cura. Oltre alla razione, specifica per la preparazione al parto, vanno fatte partorire in un luogo più fresco possibile, senza mai far mancare acqua. Appena dopo il parto, berranno sicuramente volentieri litri e litri di acqua fresca”.
Le misure “tampone” sono volte, come si capisce, “a tamponare determinate carenze temporanee: mi riferisco, soprattutto, al buco di gravidanze che si crea in questo periodo. Il deficit energetico e lo stress da calore diminuiscono la visibilità dei calori, oltre che l’instaurarsi della gravidanza. Spesso neppure i pedometri rilevano i calori, perché le bovine non manifestano. Per tamponare, può essere utile il ricorso a mezzi quali la sincronizzazione dell’ovulazione o il trapianto di embrioni. Non bisogna trascurare le vitelle, sono il futuro dell’azienda. Le gabbiette o gli igloo vanno messi in un luogo ombreggiato, almeno nel pomeriggio. Con questo caldo, mai far mancare acqua.
In questo periodo, caldo, umidità e mosche facilitano la proliferazione di agenti causanti forme enteriche e respiratorie, per cui prestare massima attenzione all’igiene e alla lotta ai ditteri”.
Una situazione che determina un aumento dei costi alla stalla per i maggiori consumi di acqua ed energia che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere all’assedio del caldo.
Il mese di luglio ha fatto segnare una temperatura da record con valori per le minime superiori di 3,7 gradi alla media del periodo che provocano notti insonni mentre quelle massime sono risultate di 2,9 gradi superiori. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ucea relativi agli scarti della prima decade di luglio rispetto alla media che evidenziano peraltro un deficit di precipitazioni del 96 per cento. In sostanza - sottolinea la Coldiretti - le temperature minime lungo la Penisola sono state di 19,6 gradi mentre quelle massime di 26,9 gradi nella prima decade di luglio e ora si prevede un notevole innalzamento.
Intanto i livelli dei laghi continuano a diminuire: da martedì a oggi il lago Maggiore, ad esempio, è passato da un’altezza idrometrica di 104,6 centimetri a 100 centimetri.
