Nei secoli, è stata sempre una fra le spezie più preziose e affascinanti. E ora la produzione dello zafferano (ingrediente principale del tradizionale ‘risotto giallo alla Milanese’) sbarca nelle pianure novaresi e, più precisamente, a Galliate.
Il merito è di Stefano Rabellotti, 41 anni, imprenditore agricolo nella cittadina in riva al Ticino: subentra quattro anni fa nell’azienda agricola del padre Franco, scomparso nel 2011, dopo aver lavorato come dipendente nel settore del commercio: “Da quest’anno sono in azienda a tempo pieno: al tradizionale indirizzo cerealicolo – da sempre qui si producono mais, frumento e soia – ho voluto affiancare la produzione di varietà rare e particolari, tra cui il mais antico di varietà ‘Ottofile’, una tipologia storicamente diffusa in Piemonte fra Torinese, Pinerolese e Canavese. Inoltre ho in progetto la produzione di un frumento raro… e poi, sì, c’è soprattutto lo zafferano. Partirò quest’anno con una produzione di seimila bulbi”.
L’azienda, associata a Coldiretti, è in fase di accreditamento al circuito Campagna Amica ed è intenzionata a vendere i propri trasformati nel circuito dei mercati agricoli.
Produrre il ‘crocus sativus’, dal cui fiore si ricavano i preziosi stimmi, è possibile grazie alla particolare resistenza della pianta ai climi freddi: essa sopporta infatti le rigide temperature invernali, anche inferiori allo 0 termico; i bulbi cominciano a soffrire solo quando il termometro scende sotto i -12 °C. Il Crocus sativus tollera la neve e anche brevi periodi di gelo.
La Coldiretti interprovinciale guarda con grande interesse all’iniziativa. “L’arrivo dello zafferano nella terra del riso ci permetterà di presentare a breve il primo “risotto giallo 100% novarese”, ottima occasione per riscoprire uno dei piatti tradizionali del ‘giorno di festa’ che si fa alla tradizione lombarda, i cui riflessi nella cultura e nel dialetto novarese sono evidenti da secoli e secoli”.
La tradizione colturale dello zafferano è radicata nelle regioni del centro, Marche, Umbria e Toscana in primis: ma la sua coltivazione si sta diffondendo anche nel nord Italia, sta calamitando sempre più l’interesse, soprattutto come opportunità di sviluppo economico.
Tra l’altro, il fatto che per la coltivazione siano sufficienti modeste superfici e l’impiego di una rilevante forza lavoro concentrata in alcuni periodi dell’anno, rende la coltura particolarmente indicata per piccole aziende agricole a conduzione familiare.
Il lavoro di produzione – e, soprattutto, di raccolta – è certosino: il prezzo di un grammo di zafferano si aggira tra i 18 e i 25 euro “ma sul mercato le produzioni locali incontrano però molte difficoltà – osservano il presidente e il direttore della Coldiretti interprovinciale Federico Boieri e Gian Carlo Ramella - soprattutto a causa della concorrenza sleale dei prodotti stranieri. In pratica si stima che il 70-80% dello zafferano consumato in Italia sia importato e spacciato per nazionale. Spesso di qualità modesta, proviene, in particolare, da Spagna, Iran, India, all’insaputa del consumatore”.
Eppure, a fronte di un consumo consolidato, ci sarebbe notevole spazio per questa coltura, a condizione che se ne identifichi obbligatoriamente l'origine nazionale in etichetta, come chiede Coldiretti. “Allo zafferano raccolto, confezionato e venduto, è possibile abbinare la creazione e la produzione di una gamma ampia di prodotti e derivati: dai formaggi allo zafferano ai biscotti, al liquore allo zafferano alla pasta, dalle confetture ai biscotti, anche attraverso il coinvolgimento di artigiani locali. In questo modo si punta a valorizzare il prodotto locale, che è di alta qualità e riconoscibile anche dal fatto che lo zafferano è in pistilli (stimmi), mentre quello che arriva dall’estero è principalmente in polvere”.
