8 Aprile 2014
TERRITORIO AGRICOLO

La salvaguardia del territorio agricolo “è di fondamentale importanza, a fronte di un consumo di suolo che in Italia ha assunto livelli preoccupanti”. Lo sottolineano il presidente e il direttore di Coldiretti Novara Vco, Federico Boieri e Gian Carlo Ramella, rimarcando che “ancor più in una forte area urbanizzata come la pianura novarese, cuore del cosiddetto ‘triangolo industriale’ il territorio agricolo va preservato nella sua natura e funzione. Si tratta di una risorsa che è importante preservare e trasmettere alle nuove generazioni, e ciò è tanto più importante in un comprensorio dove industrializzazione e grandi opere infrastrutturali hanno già sottratto notevoli spazi alle attività rurali.
L’argomento è ancor più d’attualità nella stessa città di Novara, dove si parla da tempo di realizzare nuovi insediamenti industriali, in particolare nell’area di Agognate. Purtroppo non si affronta mai il tema opposto, ovvero il come restituire ‘spazio agricolo’ a un territorio che ne ha grande bisogno”.

Il tema del consumo del suolo è al centro di un report presentato di recente all’Ispra: il documento analizza un fattore di rischio molto importante per il territorio italiano, particolarmente vulnerabile ad una numerosa serie di minacce causate proprio da questo processo di degrado. Pericolose conseguenze del consumo di suolo possono essere, infatti, fenomeni quali l’erosione, la diminuzione di materia organica (perdita di fertilità), la contaminazione locale o diffusa, l’impermeabilizzazione (ovvero la copertura permanente di parte del terreno e del relativo suolo con materiale artificiale non permeabile), la compattazione, la perdita della biodiversità, la salinizzazione, frane, alluvioni e la desertificazione, ultima fase del degrado del suolo.

In virtù dell’importanza del suolo e della sua tutela nel nostro Paese, il report dell’Ispra offre uno scenario di dati a dir poco preoccupante: la ricostruzione dell’andamento del consumo di suolo in Italia dal secondo dopoguerra ad oggi, infatti, mostra una crescita giornaliera del fenomeno che continua a mantenersi intorno ai 70 ettari al giorno (dati nazionali), con oscillazioni marginali nel corso degli ultimi venti anni. Si tratta di un consumo di suolo pari a circa 8 metri quadrati al secondo che continua a coprire, ininterrottamente, notte e giorno, il nostro territorio con asfalto e cemento, edifici e capannoni, servizi e strade, a causa dell’espansione di aree urbane, spesso a bassa densità, di infrastrutture, di insediamenti commerciali, produttivi e di servizio, e con la perdita di aree aperte naturali o agricole.

A livello nazionale, la perdita complessiva di suolo è passata dal 2,9% degli anni ’50 al 7,3% del 2012, con un incremento di più di 4 punti percentuali ed in termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai quasi 22.000 chilometri quadrati in Italia.
Ma quali sono le diverse tipologie di copertura artificiale che devono essere considerate come principali cause di consumo di suolo? La classifica vede in testa le infrastrutture di trasporto, che rappresentano ben il 47% del totale (28% dovuto a strade asfaltate e ferrovie, 19% dovuto a strade sterrate e altre infrastrutture di trasporto secondarie), seguono le aree coperte da edifici, che costituiscono il 30% del totale del suolo consumato.
Altre superfici asfaltate o fortemente compattate o scavate, come parcheggi, piazzali, cantieri, discariche o aree estrattive, costituiscono il 14% del suolo consumato.

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