24 Luglio 2014
TERRITORIO

“Mentre Novara stenta a riconvertire le proprie aree industriali dismesse, le campagne di Agognate, una delle entrate in città, rischiano una cementificazione senza precedenti, che potrebbe addirittura interessare 1 milione di metri quadri di terreno, pari a 100 ettari. Un’ipotesi inaccettabile, contro cui ci opporremo con ogni ragione”.
E’ netta la posizione di Coldiretti Novara Vco che, con il vicepresidente Antonio Ferrari e il direttore Gian Carlo Ramella, ha partecipato questa mattina alla conferenza dei servizi convocata dal Comune di Novara (Servizio Governo del Territorio) alla Barriera Albertina della città capoluogo: oggetto dell’incontro, la variante strutturale al piano regolatore generale relativa alle aree produttive logistiche del quadrante nord ovest di Novara.

“Il contesto cittadino vede già oggi un eccessivo assedio da parte del cemento. Suscita perplessità e indignazione parlare di infrastrutture così invasive rispetto a un periodo di congiuntura economica, senza peraltro tener conto delle esigenze di un’agricoltura sempre più in sofferenza di spazi per il proprio sviluppo”.

Negli ultimi cinquant'anni, le superfici agricole utilizzate nella città capoluogo sono diminuite in modo esponenziale: “Novara è una città che soffoca sempre più tra strade, case ancora invendute e capannoni, usati, in vendita o nuovi ancora da ultimare. Senza contare proprio le infrastrutture logistiche non più utilizzate e che quindi potrebbero essere riconvertite.
In cinquant'anni il suolo urbanizzato novarese si è espanso verso le campagne attraverso nuove aree industriali e logistiche che hanno profondamente cambiato l’immagine dell’immediato circondario. E a ciò si aggiungono le grandi infrastrutture di comunicazione: una colata di cemento che ha continuato a ingrandirsi rubando suolo agricolo e naturale”.
Ramella cita, a conferma, i dati del rapporto Ispra da cui si evince come “Novara sia, dopo Torino, la città piemontese in cui il consumo di suolo incide in modo più netto sulla percentuale del territorio amministrato, registrando peraltro un preoccupante incremento: se nel 1996 a Torino, il consumo di suolo era del 54,1% (mantenendo una crescita lieve ma costante nel 1999 (54,3%) e nel 2007 (54,8%)), nella stessa data la città di Novara registrava il 22,1%, cresciuto al 22,7 nel 1999 e al 24,3 nel 2007 (secondo gli ultimi dati disponibili, fonte Ispra, Arpa, Appa 2013, ndr)”.

Nel Novarese, la sottrazione di suolo agricolo ha già privato il territorio provinciale di terreni considerati fra i migliori sia in termini di produttività che di localizzazione: terreni fertili e di pianura, che sono facilmente accessibili ed hanno caratteristiche ottimali per la lavorazione agricola. Un fenomeno che minaccia, dunque, l’organizzazione del territorio, il paesaggio, gli ecosistemi e la produttività aziendale.
“Non si vuole capire che meno campi e meno terreni non significa solo meno cibo e meno agricoltura, ma anche più inquinamento e meno sicurezza contro gli eventi meteorologici estremi che sempre più spesso si verificano anche nella  nostra regione. E’ un atteggiamento ingiusto che si sta perpetrando verso gli agricoltori interessati dalla costruzione delle nuove grandi infrastrutture”.

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