“Un provvedimento incomprensibile, i cui effetti potrebbero essere drammatici per un territorio in gran parte montano come quello dell’Alto Novarese e del Verbano Cusio Ossola”.
Così la Coldiretti interprovinciale commenta il decreto interministeriale sull’Imu agricola ed in relazione alla scadenza ravvicinata al 16 dicembre “che viola il principio della collaborazione sancito dallo Statuto del Contribuente. Far pagare l’Imu sui terreni in base all’altitudine in cui si trova il palazzo comunale introduce una inspiegabile disparità di trattamento tra campi confinanti appartenenti addirittura allo stesso proprietario”.
L’incoerenza del criterio di calcolo genera tensioni sul territorio e rischia di attenuare l’importanza della positiva scelta di differenziare l’imposta a favore degli agricoltori professionali, coltivatori diretti e imprenditori agricoli iscritti nella relativa gestione previdenziale, che continuano a godere, in zone montane o di collina, della esenzione Imu.
L'altitudine provinciale del Novarese varia dai 98 m s.l.m. della sponda del fiume Ticino nel comune di Cerano a circa 1400 m s.l.m., poco al di sotto della vetta del Mottarone, nel comune di Armeno. Nel Vco, invece, l'altitudine varia dai 193 m s.l.m. del lago Maggiore ai 4 609 m s.l.m. della Punta Nordend (Monte Rosa).
“Stiamo parlando di un aggravio di costi insostenibili e di storture inaccettabili” sottolinea Coldiretti. “Infatti, l’applicazione del sistema altimetrico prevede che a pagare siano le aziende il cui palazzo comunale si trova sotto i 280 metri, anche se i terreni sono ad altezze superiori, a prescindere dal fatto che siano Iap.
Molti Comuni si trovano nel fondo valle e i terreni sono ad altitudini maggiori e finiranno con il dover pagare l’Imu, mentre il loro vicino è magari esentato perché la casa del Comune si trova ad altezza superiore. Una tassa con questi parametri aumenterà la fuga dalla montagna e finirà con il provocare danni molto più costosi dei buchi di bilancio che si vorrebbero coprire”.
Una manovra che rischia di penalizzare pesantemente l’unico settore produttivo che in questo periodo di recessione sta registrando, non senza fatica, un segno più anche dal punto di vista occupazionale, grazie allo sviluppo e al recupero di coltivazioni.
“Quanto si profila è una grande penalizzazione per i territori montani e rurali che vede ancora una volta danneggiate le aree che più di altre avrebbero bisogno di attenzione e sostegno e dove, di contro, la presenza delle imprese agricole svolge azione di presidio e salvaguardia del territorio, oltrechè di mantenimento di un’agricoltura fatta di tradizioni ed eccellenze produttive”.
L’Imu così come applicata dal decreto attuativo “potrebbe portare molte imprese a chiudere i battenti, provocando un ulteriore spopolamento nei territori dei nostri territori di collina e montagna, aree strategiche sotto il profilo economico e turistico, dove l’imprenditoria agricola può essere, di contro, uno dei principali fattori di sviluppo e rilancio”.
