Una “paniscia da record” è stata protagonista ieri (domenica 4 dicembre) dell’iniziativa promossa dalla Pro Loco di San Pietro Mosezzo presso il laghetto di pesca comunale.
A preparare il tradizionale piatto di riso novarese trapunto di fagioli borlotti, verdure e salamino è stato Francesco Paderno, membro del consiglio dell’Associazione Pensionati Coldiretti.
Presenti alla giornata il sindaco di San Pietro Mosezzo Mauro Degregori oltre agli assessori e ai numerosi consiglieri che hanno sostenuto l’iniziativa: con loro, anche molti cittadini ed imprenditori agricoli di Coldiretti.
Mestolo in mano e grembiule giallo indosso, Paderno si è misurato nell’impresa di trasformare, in due tempi, 100 chili di riso in circa sei quintali di ottima paniscia: da questi ne sono derivate le circa 3.000 abbondanti porzioni subito distribuite su tutto il territorio comunale di San Pietro Mosezzo.
Una volta cucinata (rigorosamente a legna), la paniscia “a chilometro zero” è stata infatti proposta ai consumatori del paese capoluogo e di tutte le frazioni del comprensorio (Mosezzo, Nibbia e Cesto).
Un successo autentico anche dal punto di vista gastronomico. Tutti sanno, infatti, quanto difficile sia, anche per molti cuochi professionisti, misurarsi nella preparazione di un risotto in grandi quantità: ma la preparazione di Francesco Paderno ha davvero stupito tutti, sia per la precisione della cottura che per il gusto ricco straordinario.
Merito anche degli ingredienti utilizzati, tutti provenienti dalle vicine campagne: del resto la paniscia era ed è tuttora il piatto caratteristico della tradizione rurale novarese, dove il riso – che si conserva lungo tutto il corso dell’anno – si arricchisce del salame della duja e delle verdure che, stagionalmente, si possono trovare in cascina (e proprio da questo principio nasce la variabilità delle molte ricette che, tramandandosi nei secoli, differenziano la preparazione di questo piatto…).
Una curiosità: la paniscia è un piatto di origine molto antica, il cui progenitore potrebbe essere addirittura antecedente all’introduzione del riso nelle nostre pianure: l’etimologia del nome, la vorrebbe infatti derivare dal “panicum”, un cereale (varietà di miglio) già in uso al tempo dei Celti.
Il responsabile provinciale di Campagna Amica Marco Ciampanelli evidenzia “l’importanza di questa iniziativa che offre l’opportunità di promuovere il riso novarese e le ricette di una tradizione che ad esso si lega”. Vanno peraltro sottolineate “le caratteristiche peculiari e organolettiche che rendono il riso italiano e novarese unico al mondo: un autentico patrimonio della nostra ruralità, che identifica il territorio da almeno sei secoli, ovvero dal periodo in cui la risicoltura – grazie anche all’opera di personaggi del calibro di Ludovico il Moro e Leonardo Da Vinci – iniziò una prima, larga diffusione nel Novarese”.
Oggi il riso novarese “va tutelato e promosso come un alimento di qualità e, in questo senso, ben vengano iniziative come quella di San Pietro Mosezzo che ha permesso ai consumatori di ogni generazione di riscoprire un piatto di cui c’è da essere orgogliosi. La paniscia è un piatto ottimo da gustare e divertente da cucinare: è possibile prepararla anche a casa, dopo essersi approvvigionati del riso e degli altri ingredienti che, facilmente, possono essere reperiti nei “Mercati” e nei “Punti” di Campagna Amica delle due province”.
