21 Maggio 2009
COLDIRETTI NOVARA VCO, IL PREZZO DEL RISO E’ CONSEGUENZA DELLE SPECULAZIONI

“Per l’ennesima volta assistiamo ai colpi di coda di chi detiene lo strapotere del mercato, e ne determina le decisioni. La polemica sui prezzi del riso è una polemica sterile, frutta della solita demagogia che vede su fronti opposti chi produce e chi consuma, e la Grande Distribuzione”.
Questo il messaggio della Coldiretti piemontese che il direttore interprovinciale Diego Furia rilancia sul piano locale in merito alle polemiche di questi giorni sul prezzo della materia-prima riso
“In tempi non sospetti, Coldiretti, al tavolo dell’Ente Risi ed in occasione delle riunioni sul territorio, alla presenza dei risicoltori e dell’industria di trasformazione, aveva già manifestato alcune serie preoccupazioni legate ad una mancanza di programmazione relativa alle semine del 2009, e aveva già dichiarato pubblicamente alla parte industriale che l’aumento delle superfici risicole non doveva andare a scapito del reddito delle imprese”.

Oggi, a distanza di 7 mesi da quelle preoccupazioni, assistiamo ad alcune dichiarazioni scontate, dove si dichiara che la materia prima ha un prezzo troppo alto e la Grande Distribuzione la fa da padrona.
Ribadiamo la nostra posizione, espressa in occasione del Consiglio dell’Ente Risi del 9 settembre 2008:
- riequilibrare la filiera e attuare una politica seria dei prezzi a garanzia dei produttori e dei cittadini consumatori;
- programmare le semine in funzione delle richieste di mercato e dei consumi delle singole varietà di riso;
- formalizzare accordi di filiera per rendere la stessa trasparente in fase di definizione dei prezzi;
- rafforzare i controlli sulle varietà di riso: stiamo assistendo ad una situazione in cui, in talune circostanze, vengono vendute qualità di riso “nobili” (quali Carnaroli, Baldo, S.Andrea), utilizzando varietà ad esse similari. Quest’ultima situazione non può che impoverire l’intero mercato nazionale nonché il reddito delle imprese oneste.
La Coldiretti ha sempre messo al centro della propria azione il ruolo dell’impresa agricola e la tutela del reddito delle imprese agricole, e non della rendita, attraverso la tutela delle produzioni locali e del “made in Italy”.
L’agricoltura italiana non può continuare a produrre ai costi italiani e vendere ai prezzi mondiali. Le imprese agricole italiane, quando “qualcuno” negli ultimi anni e ultimi mesi si arricchiva sui debiti delle famiglie e sulle bolle finanziarie, hanno continuato a lavorare e a produrre per garantire materie prime di qualità e sicurezza alimentare. Nel nostro paese, le epidemie (o pandemie) le abbiamo subite, mai provocate (BSE: Gran Bretagna; Diossina: Irlanda; Aviaria: Cina e Thailandia; Influenza suina: Messico). Nel nostro paese, i primi a garantire la sicurezza alimentare sono le imprese agricole italiane: è indispensabile interrompere la catena dei falsi allarmismi e dei falsi “Made in Italy”. Gli isterismi cui stiamo assistendo sul mercato risicolo hanno il sapore di giustificare l’acquisto di materie prime da paesi terzi a prezzi inferiori, per poi rivenderli con marchio italiano e col nome dei nostri risi.

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