NOVARA VCO – “Necessità di fare chiarezza immediata” e “attuare il principio della tolleranza zero”. Questi i termini che meglio sintetizzano la posizione di Coldiretti Novara Vco espressa dal presidente Paolo Rovellotti e dal direttore Francesco Renzoni in ordine all’operazione “Amarone ter”, ovvero al sequestro di materiale attestante una vasta falsificazione a danno di uno dei grandi vini veneti come è, appunto, l’Amarone della Val Policella (Verona).
“Apprendiamo con grande dispiacere, la notizia della falsificazione ai danni dei produttori e del vino “Amarone della Valpolicella”.
Sorprende che questi comportamenti, davvero senza scrupoli, sarebbero stati attuati da soggetti con sedi nel comprensorio della provincia di Novara, che credevamo nostri alleati nella valorizzazione delle produzioni territoriali e del “made in Italy” quale fiore all’occhiello del nostro Paese all’estero.
Per fortuna, il Ministro Zaia, sta attivando con efficacia le strutture di controllo, che vedono il Corpo Forestale dello Stato e l’Istituto Centrale di Controllo della Qualità per i Prodotti Agroalimentari, vincenti e in prima linea. Ad essi il nostro vivo plauso e apprezzamento”.
Presidente e direttore si dicono ”determinati ad andare a fondo su questo problema, che rischia di danneggiare l’immagine di una grande viticoltura come quella novarese, che certamente non ha bisogno di ricorrere a sotterfugi e truffe come quelle supposte. In questo momento di complessiva difficoltà, ancora maggiore deve essere l’impegno di tutti alla tolleranza zero verso contraffattori e furbetti che minano il Made in Italy danneggiando il risultato del lavoro di generazioni di lavoratori”.
La notizia arriva peraltro in un momento delicato ed importante per la viticoltura delle due province, quello della vendemmia che proprio in questi giorni sta interessando le uve a bacca rossa.
“Vini nobili con una storia ed un mercato in netta crescita. Vini che costituiscono una parte importante del patrimonio enologico piemontese e nazionale che, in alcun modo, non devono risentire dello “scandalo” né essere considerati “figli di un Dio minore”.
Ma veniamo ai fatti: il 2 settembre 2009 nel Comune di Fara Novarese, Provincia di Novara, il Corpo Forestale dello Stato dei comandi di Vicenza e Novara in collaborazione con l’ICQ Torino ha provveduto a effettuare i sequestri in oggetto.
Il vino veniva contraffatto, con l’utilizzo di un ingente numero di etichette mendaci, inviato ad una nota ditta danese di intermediazione e poi venduto ad una grande catena di distribuzione della Danimarca.
Una nota cantina di Fara Novarese ha ideato, con il supporto di un mediatore locale di origini italiane che opera in Danimarca, un sistema di moltiplicazione esponenziale di vino Valpolicella tipologia “Amarone”, “Ripasso” e altri vini pregiati sfruttando dei piccoli carichi regolari di Amarone che venivano moltiplicati con del comune vino da tavola, di provenienza francese per il 60% e italiana per il 40%, per un totale 952.084 litri. La cantina commercializzava il prodotto con un’etichettatura che attestava origine e provenienza diversa da quella reale. Nell’ambito dell’operazione sono state sequestrate 200.000 etichette di diverse tipologie, oltre 10.000 capsule e varia documentazione amministrativa. Si presume che il volume di bottiglie contraffatte di Amarone e altri vini pregiati negli ultimi 3 anni, dal 2007 al 2009, ammonti a circa 1.200.000 bottiglie con un guadagno illecito che si può stimare in 2.500.000 Euro.
