Dopo un anno difficile, la chiusura anticipata alle 18 penalizza ancora una volta le strutture agrituristiche piemontesi, nonostante spesso siano situate in zone rurali isolate, abbiano un numero contenuto di posti letto, un numero ridotto di coperti e ampi spazi all’aperto. “I nuovi limiti di orario nella ristorazione fanno perdere, a livello nazionale, quel 63% di italiani che almeno una volta al mese mangiano la sera fuori casa, con un drammatico impatto sull'intera filiera agroalimentare, dai campi alle tavole, con una perdita di fatturato di oltre un miliardo. I prodotti delle nostre province sono di grande qualità e molti, come ad esempio i vini, ma pensiamo anche ai formaggi, ai cereali e alle eccellenze del territorio, sono particolarmente apprezzati e richiesti dal mondo della ristorazione che, dovendosi nuovamente fermare, genera un effetto negativo su tutta la filiera”, spiega Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara-Vco.
Un problema doppio per gli agriturismi, ricorda Angelo Ballasina, presidente interprovinciale Terranostra di Novara e Vco: “Ripetiamo dall’inizio di questa crisi sanitaria che gli agriturismi sono luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza e il distanziamento. Dopo il lockdown, le nostre strutture si sono ulteriormente attrezzate per riaprire in totale sicurezza. Per molte strutture la possibilità di lavorare solo lungo la giornata non è sufficiente per garantire la copertura dei costi, tenuto conto anche della mancanza di turisti e della diffusione dello smart working, che ha drammaticamente tagliato il numero di clienti. Le cene sono una voce rilevante per il bilancio delle nostre aziende per cui l’asporto e le consegne a domicilio, seppur importanti, non sono sufficienti a coprire le perdite provocate dai nuovi divieti e quelle che abbiamo accumulato nei mesi precedenti. In più di recente si sono aggiunte le disdette per le cerimonie che erano previste ma che sono state cancellate”.
Di qui l’appello di Coldiretti Novara-Vco: “Le limitazioni alle attività di impresa devono prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera, con misure come il taglio del costo del lavoro con la decontribuzione, protratta anche per le prossime scadenze, superando il limite degli aiuti di Stato. Servono interventi rapidi e a fondo perduto per gli agriturismi e incentivi ad acquistare prodotti Made in Italy e locali. Chiediamo poi ai consumatori di aiutare con atti concreti i produttori italiani e locali privilegiandoli negli acquisti, ricordando che in tutti questi mesi hanno fatto il massimo degli sforzi non solo per approvvigionare mercati e supermercati, ma anche per portare i prodotti a domicilio, evitando lunghe file ed aiutando le persone a restare a casa. Gli agriturismi poi si stanno nuovamente organizzando per consegnare piatti e pasti pronti nelle case”, ricorda Sara Baudo.
“Non ci siamo fermati durante il lockdown e non lo facciamo ora: molti agriturismi rimangono aperti a mezzogiorno per le pause pranzo e, in sicurezza e nel rispetto delle norme, sono diversi quelli che stanno organizzandosi con consegne di piatti, pasti e menù completi a domicilio. Un modo per poter continuare a lavorare ma anche per mantenere il più possibile una ‘normalità’ e una serenità in questi mesi difficili”, spiega il Presidente di Terranostra di Novara e Vco.
Le idee non mancano: c’è chi ha lanciato la lunch-box di halloween per i bimbi, con ‘topolini di carne’, focaccia ‘con ragni’ e uno spettrale dolce di brownie; c’è chi ha preparato degli ottimi menù autunnali con piatti deliziosi come la ‘parmigiana di zucca’ o chi ha preparato ottimi piatti della tradizione.
